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Poltrona vuota - 23 2 07 |
Poltrona vuota. E se fosse una questione di fiducia? Gli italiani si recano meno dal dentista. Ci poniamo due semplici domande: è davvero una cattiva notizia ed è davvero tutta colpa dell'euro? Oppure gli italiani sono più informati e non si fidano più dei dentisti, così come dei farmaci e dei medici in genere? Il 6 luglio 2005 il Corriere della Sera ospitava l'urlo di dolore dei dentisti. "I dentisti chiedono aiuto: siamo in crisi", recitava il titolo dell'articolo firmato da Lorenzo Salvia. Nell'articolo si citava la denuncia dell’Andi (Associazione Nazionale Dentisti Italiani), ma anche dalle sigle sindacali degli odontoiatri, dal mondo universitario, dagli igienisti, dagli odontotecnici, dalle assistenti di studio odontoiatrico, dall'industria e dalle società scientifiche. Tutti lamentano la profonda crisi del comparto che si è concretizzata con la perdita in sei mesi del 35 per cento dei pazienti, tanto da far parlare di "sindrome della poltrona vuota", ma non ci hanno convinto molto nello spiegare le cause di questa che loro definiscono crisi. In quanto tale, la notizia che ci informa del fatto che si riduce il numero di cittadini costretti a ricorrere ad una prestazione sanitaria dovrebbe portare a considerazioni positive. In particolar modo per chi si rivolge al dentista per necessità di cura più che di prevenzione, si potrebbe anche ritenere che i cittadini si recano meno dal dentista perché mettono in atto più di prima comportamenti di auto-prevenzione e profilassi nei confronti delle malattie dentali, perché più informati e più sensibili nei confronti dei vantaggi in termini di salute ma anche di risparmio di spese mediche future che tali comportamenti più responsabili possano comportare. È naturale che se la questione viene vista dal punto di vista puramente corporativo (a pronunciarsi è stato il presidente dell'Andi, Roberto Callioni) possano emergere considerazioni che facciano trapelare preoccupazione per una professione fino a qualche anno fa ritenuta "miniera d'oro", piuttosto che qualche miglioramento per la salute e le tasche del cittadino. Tra i fattori cui è stata addebitata la latitanza dei pazienti alla poltrona del dentista sono stati citati il "fattore euro", con gli italiani, spesso anche appartenenti alle classi medie, che sempre più spesso, pur di risparmiare, si fanno curare in Ungheria o in Croazia, ma non si parla delle minori garanzie (o, perché no, maggiori) che dentisti esteri possano fornire a favore della salute del paziente. Tale fenomeno, si dice, sarà accentuato a partire dalla fine dell'anno, quando una direttiva europea aprirà le porte del nostro paese ai dentisti di 25 paesi europei e si è facili profeti nel prevedere in futuro i giornali italiani parlare del "dentista polacco" così come nel corso di quest'anno in Francia si è parlato dell'"idraulico polacco", figura evocativa utilizzata da molti francesi euroscettici e che avrebbe incoraggiato il "no" pronunciato contro l'approvazione della "Costituzione Europea". Altro fattore addotto per spiegare la crisi dei dentisti è l'eccessivo numero di aspiranti dentisti che si sono avviati verso l'ex professione d'oro, ingolfando il settore. A dire il vero però, questo fattore può aver peggiorato gli affari per il singolo dentista, ma non può aver inciso sul numero di italiani che abbiano deciso di sedersi sulla fatidica poltrona. È tutta da dimostrare poi una tesi che sostenesse che dentisti più giovani non offrano migliori garanzie per la salute del paziente. Non si commette sicuramente un errore grossolano se si fa la semplice considerazione che la maggiore concorrenza, a parità di professionalità, non può che andare a vantaggio dei pazienti, con prezzi migliori e migliore disponibilità di dentisti sul territorio. Ci permettiamo poi di associare a quest'ultima considerazione il fenomeno dell'evasione. È probabile che un cittadino che è meno ricco di prima e non può o non trova conveniente scaricare fiscalmente le spese mediche, di fronte alla fatidica domanda "vuole la fattura", oggi, con il "fattore euro" possa con una maggiore probabilità rispondere di no, sacrificando il proprio senso civico di fronte alla possibilità di risparmiare non pochi euro. C'è da dire anche che la propensione all'evasione da parte dello stesso medico può essere accentuata in periodi di crisi, mentre Carlo Rienzi, presidente dell’associazione dei consumatori Codacons, ritiene che proprio per la presenza dell'evasione non si possa parlare di crisi così drammatica e propone ai dentisti una semplice ricetta: abbassare i prezzi. Trai motivi per cui gli italiani si recano meno dal dentista non potrebbe esserci anche un calo di fiducia? È questa l'ipotesi che ci permettiamo quanto meno di sottoporre, essendo più consapevoli dei danni che l'odontoiatria, in particolare per gli scarsi livelli di sicurezza dei materiali utilizzati, come il cromo-cobalto oggi, e il mercurio ieri. Se non in televisione o sui giornali, almeno su internet è possibile trovare su siti come OdontotecnicaNaturale.it o Italiasalute.it informazioni che hanno fatto sorgere il dubbio a molte persone. Continuano ad affluire numerosi i contatti e le richieste di informazioni di pazienti mentre si accumulano presso gli studi legali le procedure di denuncia e le richieste di assistenza, senza più molti dubbi da parte degli avvocati con esperienza in questo ambito sul procedere o meno alla richiesta di risarcimento. Peccato che spesso il paziente danneggiato è spaventato dai costi di un'azione legale e purtroppo perde in partenza quella che doveva essere una battaglia per la tutela dei propri diritti. Sul fronte della comunità scientifica si continua a non dare il giusto risalto agli studi che hanno preso in esame i danni che l'ossidazione dei metalli può provocare sulla salute. Eppure non è da ritenere puramente fantasiosa l'ipotesi che un personaggio a dir poco illustre come Papa Giovanni Paolo II possa essere stato vittima di una reazione autoimmune provocata dalla protesi all'anca con conseguente insorgenza del Morbo di Parkinson. Abbiamo personalmente colto espressioni di imbarazzo in personalità del mondo ecclesiastico alle quali veniva proposta una lettura del genere delle malattie di Wojityla. |
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