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Le leghe metalliche attualmente utilizzate per le protesi dentarie sarebbero tossiche per l’organismo umano e l’unico modo per evitare questo problema sarebbe quello di realizzare protesi con leghe metalliche rese veramente “bioinerti”.

Questa è il tema fondamentale della battaglia che Rosario Muto -odontotecnico di origini napoletane e residente a Prato  dove ha il suo laboratorio- sta portando avanti da anni.

Questo è anche il “cuore” del suo libro, Malati di metalli, pubblicato nel dicembre del 2014.

Il libro è composto da più di 1200 pagine, nelle quali Rosario condivide, con chi vorrà leggerlo, una grandissima quantità di materiali e argomentazioni a sostegno della sua tesi.

Questo libro è il frutto di un percorso –che dura da anni- di ricerche, studi, sperimentazioni. Percorso che lo ha portato anche all’ideazionee  concretizzazione di una tecnica, successivamente brevettata.

Il campo di riferimento non è quello delle amalgame e della ricostruzione dentaria, sul quale comunque esistono non poche controversie; ma quello dell’ortodonzia e dell’implantologia. Fondamentalmente si ha a che fare con interventi protesici; impiannti dentali inseriti nell’osso della mandibola o della mascella o sopra, capsule, corone, ponti, ecc.

La questione su cui verte la ricerca, le applicazioni e il libro di Rosario Muto è, quindi, quella relativa al materiale con il quale vengono creati questi supporti protesici (ponti, corone, capsule, ecc.).

Questi materiali sono delle leghe metalliche. Le protesi dentarie fatti con tali leghe sarebbero, come dicevamo, dannose per l’essere umano, specialmente nel caso di leghe composte da metalli “vili” (nichel, rame, titanio, cobalto). Queste leghe metalliche non sarebbero dannosi di per sé, ma lo diverrebbero nel momento in cui la protesi viene impiantata nella bocca della persona. A quel punto, l’ossigeno presente in tutta la materia e quindi anche in quelle leghe, darebbe il via ad una forma di “scomposizione” che, nei fatti, metterebbe in giro sostanze tossiche.

Questo però potrebbe essere evitato. Eliminando l’ossigeno da questi metalli. Tale operazione, però, non è fattibile con tutti i metalli; ma solo con i metalli nobili (oro, argento, platino, palladio).

Quindi, la soluzione che porta avanti Rosario è la formazione di protesi dentarie con leghe composte da metalli nobili; leghe a cui verrebbe –con specifiche procedure- tolto l’ossigeno. A questo punto vi sarebbero delle protesi davvero “biocompatibili” e “bioinerti”.

Questo è un tipo argomento dove spesso si scatenano violente polemiche tra gli addetti ai lavori. Personalmente, però, io credo che, comunque la si pensi, valga la pena provare ad approfondire gli argomenti di una persona che per tale battaglia si sta impegnando intensamente da anni, e a tale battaglia sta dedicando la sua vita. Anche perché si tratta di qualcosa –le protesi dentarie- che coinvolgono una fetta non piccola della popolazione mondiale.

Vi lascio all’intervista che ho fatto a Rosario Muto

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-Rosario, dove sei nato e dove vivi?

 

Io sono nato a Napoli nel 1958 e vivo a Prato.

-Quale è stato il tuo percorso di vita?

Ho fatto tante esperienze. Inizialmente ho lavorato con mio padre che faceva l’artigiano, l’ebanista. Ho imparato la falegnameria e mi sono cimentato nelle creazioni artistiche. Col tempo mi sono appassionato dell’elettronica. Il mio sogno era fare l’elettromeccanico  nel mondo dell’aviazione. Ho fatto un corso al riguardo, ma, come spesso avviene, non ero raccomandato. Comunque,  c’era comunque stata la promessa di potere entrare nel dipartimento , però si trattava di aspettare. Allora sono andato a scuola e invece di proseguire lungo il percorso dell’elettromeccanica, ho studiato per diventare odontotecnico.

-Che anni erano Rosario?

Gli anni ’70.

-Continua.

Ho fatto con passione il mio corso di studi, e poi il mio lavoro. Fin dai primi anni della mia attività di odontotecnico ho avuto sempre non solo una certa precisione, ma anche sensibilità. Dopo alcune vicissitudini, tra il 1984 e il 1985 ho deciso di spostarmi da Napoli e mi sono trasferito a Prato, dove vivo attualmente. Prima ho frequentato un laboratorio come dipendente a Lucca e poi ho aperto il mio laboratorio qui a Prato. Sono sempre stato una persona curiosa e che vuole andare a fondo nelle cose. Successivamente nel 1997, vista la mia discreta esperienza professionale acquisita in tanti anni di lavoro, sono stato promosso C.T.U. - C.T.P. Consulente Esperto della Camera di Commercio e del Tribunale di Prato. Partendo dalla curiosità verso un prodotto particolare e il suo utilizzo, ho fatto tutta una serie di ricerche e studi e, sostenuto da alcune persone, sono arrivato ad una comprensione più profonda di certi meccanismi e ho ideato una mia tecnica che poi ho brevettato. Ho continuato a lavorarci su. Ho girato tanti laboratori; ho fatto tantissima ricerca, anche in ambito universitario; ho contattato istituzioni nazionali e internazionali; per fare in modo che la tecnica fosse sempre più perfezionata e confermata dai fatti. E poi alla fine, dopo avere accumulato tantissima documentazione, ho scritto il mio libro “Malati di Metalli”. Dove racconto, con una notevole presenza di materiale e di argomenti –il che si evidenzia anche dal numero di pagine del libro, 1200- la grande problematica della tossicità delle leghe metalliche in gran parte usate in odontoiatria e della possibilità di seguire un’altra strada, più sensata, più razionale, che non danneggi le persone.

-Facciamo un passo indietro Rosario. In che campo si è svolta la tua ricerca?

Quello delle leghe metalliche utilizzate per le protesi. E quindi dei metalli protesici, i metalli che entrano in gioco quando c’è bisogno di fare protesi.

-Tu ti stai riferendo anche al tema delle amalgama?

No, l’amalgama rientra nell’ambito della ricostruzione dentaria. Tra l’altro in quel campo ci sono stati dei miglioramenti rispetto al passato. Ora la gente non vuole più quelle amalgama pessime, nei cui composti c’era anche mercurio.

-Quindi tu hai a che fare..

Con la ortondonzia, la protesi fissa, scheletrica e l’implantologia. L’implantologia ha a che fare con l’applicazione di impianti dentali, supporti, metallici e no, che vengono inseriti, tramite operazione, nell’osso della mandibola o nella mascella, oppure sopra questo osso ma sotto la gengiva e sono adatti, a loro volta, a permettere la connessione di protesi fisse e mobili. Io ho che fare con “capsule”, corone, ponti, ecc. Detto in generale si può parlare di interventi protesici.

-Quindi gli interventi innovativi, o integralmente ricostruttivi sono quelli che rientrano nell’ambito di cui ti occupi tu.. mentre vengono escluse le semplici carie e le amalgama?

Sì l’ambito in cui opero io viene definito ondontoprotesico o odontotecnico.

-Con che  materiale normalmente vengono fatte queste protesi?

Ecco.. qui sta tutto il problema. Nella stragrande maggioranza dei casi si utilizzano dei metalli che poi si rivelano tossici. In teoria vi sono degli accertamenti volti a controllare che i materiali che verranno utilizzati siano adatti, biocompatibili; solo nel qual caso sarebbe rilasciata la certificazione CE, di compatibilità elettromagnetica. Il problema è che tutto il sistema non funziona. Le istituzioni, nei fatti mettono il marchio CE a dei materiali che sono molto dubbi e che poi ulteriormente si riveleranno dannosi. L’azienda dice “questo materiale è buono”. E, nota bene, non lo è per tutti, in effetti nel momento in cui l’azienda lo produce. Il materiale diventa problematico quando giunge nel laboratorio dell’odontotecnico che provvederà a trasformarlo. Quel materiale, nel momento in cui verrà messo nella bocca del paziente non sarà più biocompatibile, e questo genererà tutta una serie di problemi. Ma su tutto questo le istituzioni non svolgono alcun vero controllo.

-La questione è sottile quindi… il metallo, la lega controllata non avrebbe visto in se stesso problemi.. ma il problema sorgerebbe dopo, nel momento in cui verrà ad essere concretamente utilizzato.

Esatto. Finché quel materiale è chiuso in una confezione, non è un materiale tossico, non dà problemi a nessuno. Un leone, un giaguaro, se lo chiudo in gabbia non fa paura a nessuno. Se però apro la gabbia, quello mi mangia. Molti materiali, dopo la loro lavorazione, scatenano tutta una serie di effetti tossici.

-Quindi quel materiale, inizialmente “biocompatibile”, inizierebbe a “mutare” una volta che viene ad essere concretamente utilizzato dal dentista e dall’odontotecnico.

Sì.. a quel punto, una volta inserito in bocca, rilascia tutta una serie di sostanze.

-Ma perché questo avviene?

Non possiamo andare adesso su un piano troppo tecnico. Nelle 1200 pagine del mio libro si analizzano tutti i dettagli. Ma provo a spiegarti il meccanismo. Anche in questo ambito, come in molti ambiti dello scibile, si tratta di accogliere le conoscenze che ci giungono dagli studi più innovativi, come quelli nell’ambito della fisica quantistica. Il problema fondamentalmente è l’ossigeno. Nella materia è praticamente sempre presente ossigeno. L’ossigeno contribuisce a comporre l’acqua. L’ossigeno lo ritroviamo in qualsiasi altra cosa. L’ossigeno è un elemento altamente instabile e la sua presenza, legata ad altri elementi, attiva energia. Tutto  questo vale anche per le leghe metalliche di solito usate per le protesi dentarie. Quando un materiale viene posta a contatto con liquidi organici, come la saliva e il sangue –ovvero con qualsiasi liquido biologico che è regolato da un fattore pH- quel liquido aggredisce il materiale e il materiale si dissocia, proprio per la presenza dell’ossigeno sia nella materia che nei liquidi. Quindi il materiale dissocia come una caramella tutti i suoi elementi e finisce nel sistema biologico sotto forma di radicali liberi.

-E il rilascio di queste sostanze avrebbe effetti tossici..

Ti cito un passaggio da un articolo di Luigi Patricelli pubblicato nel 2010

“L'utilizzo in odontoiatria di materiali non biocompatibili è la causa scatenante di tantissime problematiche tecniche professionali e di patologie, lamentate sempre più spesso da molti pazienti e documentate dagli organi di informazione. Il potenziale elettrochimico legato agli ossidi dei metalli esistenti in tutte le leghe metalliche è responsabile del rilascio di ioni (i cosiddetti radicali liberi) causa di varie patologie e reazioni da parte dell'organismo, oltre che di problematiche estetiche.

Tutte le leghe usate in campo odontoiatrico, nonostante siano controllate per purezza e tollerabilità, in seguito a lavorazioni non corrette, ma sopratutto se si tratta di leghe "VILI" possono innescare ossidazione con produzione più o meno marcata di ioni. Questi veicolati dalla saliva penetrano all'interno della parete cellulare, depositandosi nei tessuti. Ciò può dare l'avvio a patologie orali o a sintomatologie che all'inizio sono dette funzionali, ma che successivamente possono tramutarsi in vere e proprie patologie degenerative o addirittura concorrere a deficit o alterazioni immunitarie.”

-La questione delle protesi dentarie si collegherebbe al più generale problema, oggetto di molte contestazioni, della pervasiva presenza di metalli in gran parte delle sostanze con cui abbiamo a che fare.

Proprio così.. faccio un'altra citazione dall’articolo di Luigi Patricelli..

“Negli ultimi anni sono considerevolmente aumentati i casi di intolleranze e di allergie, dovute all’inquinamento , al contatto con sostanze “tossiche”e all’ingestione di alimenti allergizzanti. Sostanze contenute nell’aria che respiriamo ( fumi di scarico industriali con polveri inferiori a PM10), negli alimenti (uso smodato e senza controllo di pesticidi e coltivazioni su terreni contaminati), nell’acqua (contaminazione delle falde acquifere ) e tanti materiali utilizzati nei diversi settori professionali (materiali di uso edilizio ottenuti con il riutilizzo degli scarichi di inceneritori e termovalorizzatori) con i quali nostro mal grado veniamo in contatto continuamente. Quindi molto spesso ci si rivolge al medico con svariate patologie, e si affrontano cicli terapeutici che non sempre danno risultati positivi.”

 Siamo avvolti da una nuvola invisibile che crea nel tempo danni al nostro organismo.”

 

-Ritorniamo al concetto fondamentale. Nell’ambito delle protesi dentarie, il materiale che viene astrattamente definito come biocompatibile, non lo è, a conti fatti, in virtù della presenza dell’ossigeno.

Esatto.. se in quel materiale non si elimina la presenza dell’ossigeno, quel materiale non è biocompatibile, non è bioinerte, non è stabile.

-Questo problema vale per tutti i metalli?

No.. nelle leghe nobili si può eliminare l’ossigeno.

-Che intendi per leghe nobili?

Metalli, leghe metalliche che abbiano una certa morfologia.. palladio, argento, oro, platino. Nelle leghe composte con questi metalli si può eliminare l’ossigeno.

-Quindi le altre leghe non sono “recuperabili”?

 

No.

-E sono queste leghe non “recuperabili” che vengono usate a livello di protesi dentaria..?

Esattamente. O meglio, sono soprattutto queste. Si utilizzano metalli come il rame, il titanio, il cobalto, il nichel.. il nichel c’è praticamente da tutte le parti.. e ci sono leghe come il cromo cobalto, il nichel cromo.

-In genere nel dentale che tipi di leghe si usano?

Cromo cobalto.. nichelcromo..nichel da tutte le parti.. rame.. titanio.. lega al titanio con tanti elementi.

-Mentre le leghe che si dovrebbero  usare..

Son quelle, appunto, a base di palladio, oro, argento..ecc.

-Ma queste cose quante sono effettivamente conosciute?

Io credo che siano in gran parte conosciute, anche da parte delle istituzioni. Le istituzioni però fanno finta di ignorarle. Recepire le conoscenze che ci vengono dalla fisica quantistica comporterebbe un grande ribaltamento del sistema scientifico e medico. Ribaltamento che non sarebbe “compatibile” con gli interessi delle grandi aziende tecno-farmaceutiche.

-Come è la situazione nello specifico di coloro che si occupano dei denti?

Negativa. Pochi vogliono parlare di queste cose, e in genere sono quelli che usano queste leghe nobili. Coloro che utilizzano il mio protocollo.

-E arriviamo adesso al libro che hai scritto..

Allora, dopo avere accumulato tantissima documentazione relativamente ai tanti problemi relativi all’utilizzo di leghe metalliche comunemente utilizzate e dopo avere fatto tanti studi sulla possibilità di agire in modo non “tossico”, ho deciso di scrivere questo libro, che è stato pubblicato nel dicembre del 2013. Il libro inizia con un po’ di autobiografia, e poi si parla di scienza. Passo la palla ai medici, ai ricercatori, agli scienziati. Si parla di biologia, si parla delle cellule. E quindi parlo anche del rilascio dei metalli e di come interferisce con il sistema enzimatico e immunitario. Metto a confronto la vera scienza con la scienza manipolata dagli interessi economici e di potere. E quindi parlo dell’aria, dell’acqua, del cibo; della presenza delle diossine. E parlo della possibilità di trovare delle alternative. Poi sono tutta una serie di testimonianze di persone che hanno avuto una serie di problemi derivati dall’impiego dei metalli. Parlo anche del mio rapporto con le istituzioni, sia a livello nazionale che a livello internazionale. E, naturalmente, propongo la mia soluzione. Che è quella, come si è visto, di fare le protesi in leghe metalliche che siano bioinerti. La parola “bioinerte” è una parola che ho coniato io qualche anno fa. Oggi tanti la usano, così come in tanti parlano di “bioinerzia”. Solo che queste parole si utilizzano senza sapere davvero di cosa si sta parlando.”

-A quanto mi stai dicendo sei un precursore in questo tipo di ricerca e di approccio..

Effettivamente sì. E per questo sono un punto di riferimento per quegli operatori odontotecnici che hanno capito la bontà di quanto vado dicendo e vogliono seguire questi percorsi; e lo sono, in senso più generale, per tutte quelle persone che vogliono saperne di più su questi argomenti. Credo di essere l’unico a livello mondiale che si occupa di questi argomenti in modo sistematico. Anche se non mancano le difficoltà..

-Difficoltà di che tipo?

Questo tipo di studi, di ricerche, di applicazioni non sono ben visti in un campo medico che –anche a livello dentario- è dominato dagli interessi delle grandi industrie tecno-mediche. La cosa peggiore di tutte, comunque, è il silenzio… ti fanno terra bruciata intorno, silenziosamente… ti fanno parlare nel deserto.. Sanno che hai argomenti, e quindi cercano di evitare il piano degli argomenti. Cercano di cancellarti.. di farti sparire..come se non esistessi.. Io però non posso demordere. Questa ricerca, questa battaglia.. è la cosa più importante della mia vita.

-Ti ringrazio Rosario.

Di Alfredo Cosco
Università della Calabria