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 LIBRO BIANCO ESPOSIZIONE A NANOMATERIALI INGEGNERI
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193 Posts

Posted - 04 July 2011 :  13:47:48  Show Profile  Reply with Quote
LIBRO BIANCO
ESPOSIZIONE A NANOMATERIALI
INGEGNERIZZATI
ED EFFETTI SULLA SALUTE
E SICUREZZA NEI LUOGHI
DI LAVORO
http://www.inail.it/repository/ContentManagement/information/P1740055621/00.IN-IS%20LibroBianco%20Introduzione%20HRrev2.pdf

Attenzione: Titanio tossico, cromo cobalto tossico, zirconia/o tossica etc.

A cura del Network Nazionale
per l’individuazione di misure di prevenzione e protezione
connesse con l’esposizione a nanomateriali
in ambito lavorativo (NanOSH Italia)COORDINAMENTO SCIENTIFICO
Sergio Iavicoli, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
AUTORI
Stefano Bellucci, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Laboratori Nazionali di Frascati
Enrico Bergamaschi, Università degli Studi di Parma
Pier Alberto Bertazzi, Clinica del Lavoro “Luigi Devoto”, Università degli Studi di Milano
Fabio Boccuni, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Giuseppe Bonifaci, INAIL, Sovrintendenza Medica Generale
Stefano Casciardi, INAIL, Dipartimento di Igiene del Lavoro - ex ISPESL
Paola Castellano, INAIL, Dipartimento di Igiene del Lavoro - ex ISPESL
Giuseppe Castellet y Ballarà, INAIL, CONTARP
Delia Cavallo, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Domenico Cavallo, Clinica del Lavoro “Luigi Devoto”, Università degli Studi di Milano
Danilo Cottica, Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia
Carla Fanizza, INAIL, Dipartimento di Installazioni di Produzione e Insediamenti Antropici
- ex ISPESL
Luca Fontana, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
Flaminio Galli, INAIL, Direzione Centrale Prevenzione
Angela Goggiamani, INAIL, Sovrintendenza Medica Generale
Matteo Goldoni, INAIL, Centro Studi e Ricerche di Parma - ex ISPESL
Elena Grigniani, Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia
Sergio Iavicoli, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Ivo Iavicoli, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
Francesca Larese Filon, Università degli Studi di Trieste
Andrea Magrini, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Elvio Mantovani, AIRI-Nanotec IT
Achille Marconi, Istituto Superiore di Sanità
Marco Mirabile, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Luigi Monica, INAIL, Dipartimento di Tecnologie di Sicurezza - ex ISPESL
Antonio Pietroiusti, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Andrea Porcari, AIRI-Nanotec IT
Lorenzo Sacchi, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Cinzia Lucia Ursini, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
GRUPPO EDITORIALE
Fabio Boccuni, (Coordinamento Segreteria Scienti#64257;ca “NanOSH Italia”),
INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Marina Catelli, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Paola Castellano, INAIL, Dipartimento di Igiene del Lavoro - ex ISPESL
Sergio Iavicoli, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Laura Medei, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Cinzia Lucia Ursini, INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESL
Realizzazione a cura di INAIL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - ex ISPESLL
a costituzione del Polo della Salute e della Sicurezza, avvenuta a seguito del
riordino degli Enti, rappresenta una scelta politica di straordinaria importanza per il Sistema Paese.
L’INAIL, attraverso l’incorporazione di ISPESL e IPSEMA, attori istituzionali strategici in materia, diventa un vero e proprio consulente globale della sicurezza e
della prevenzione sui luoghi di lavoro.
L’obiettivo è chiaro: migliorare le prestazioni e gli standard qualitativi dei servizi
lungo le quattro aree tematiche di prevenzione, tutela assicurativa, cura e riabilitazione/reinserimento.
In tale percorso il ruolo della ricerca è fondamentale e, con l’acquisizione delle
funzioni già proprie dell’ISPESL, l’Istituto si arricchisce di nuove professionalità
che, unite a quelle esistenti , non possono che potenziarne l’azione.
Oggi, per i cosiddetti “rischi lavorativi tradizionali” siamo in grado di offrire
un’adeguata tutela integrata, ma la continua innovazione tecnologica ci pone
di fronte a nuove problematiche per la soluzione delle quali è indispensabile che
la ricerca svolga appieno il suo ruolo.
Questo Libro Bianco sulle nanotecnologie, la cui stesura è iniziata nel 2009, rappresenta, dunque, uno dei primi atti di condivisione e collaborazione nell’ambito
dell’avvenuta incorporazione tra Enti che hanno avuto, #64257;nora, storie diverse ,
ma un comune obiettivo: la tutela e la sicurezza dei lavoratori.
Marco Fabio Sartori
Presidente dell’INAIL“…E
siste una preoccupazione a livello mondiale circa i rischi, precedentemente sconosciuti, causati dalle nuove tecnologie, dai nuovi processi operativi e dai cambiamenti strutturali. Di solito le nuove scoperte
avvengono e sono applicate dall’industria prima che siano ben chiari i loro effetti
sulla salute e sulla sicurezza…”.
(ILO, International Labour Of#64257;ce, Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza
sul lavoro, 28 aprile 2010).
L’ILO, in relazione allo studio dei nano materiali, ha così sottolineato l’esigenza
sempre più pressante che la ricerca scienti#64257;ca si applichi allo studio dei rischi lavorativi derivanti dalle nuove tecnologie, attraverso un metodo di condivisione
delle conoscenze e di confronto sui progressi e sulle carenze della ricerca applicata, volto ad individuare strategie innovative e promuovere la creazione e il potenziamento di partnership tra le Istituzioni nazionali- internazionali competenti
e le reti esistenti in questo campo.
La ricerca scienti#64257;ca nel settore della salute e sicurezza sul lavoro fornisce, da
sempre, contributi rigorosi ed elabora strumenti per la predisposizione di procedure di valutazione e gestione dei rischi negli ambienti di lavoro. Ora è chiamata
allo studio di un nuovo contesto, quanto mai complesso, legato ai rischi emergenti dall’uso delle nanotecnologie.
Ecco il perché di questo Libro Bianco, nato dalla collaborazione e dal dialogo tra
#64257;gure professionali competenti e avviato, nel 2009, dall’Istituto Superiore per la
Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), le cui funzioni sono state recentemente acquisite dall’INAIL.
Nell’ambito della salute e della sicurezza dei lavoratori l’attività di ricerca svolge
un ruolo basilare e irrinunciabile, ed è per questo che sono particolarmente lieto
di presentare questo preziosissimo contributo.
Giuseppe Lucibello
Direttore Generale dell’INAILL’Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) da alcuni
anni sostiene l’importanza di valutare la situazione attuale sulla sicurezza e la salute legate allo sviluppo delle nanotecnologie in ambiente di lavoro.
Le nanotecnologie trovano applicazione in vari settori, tra cui sanità, biotecnologie, produzione di energia pulita, informazione e comunicazioni, chimica, industrie elettroniche e militari, agricoltura ed edilizia. Si prevede che entro il 2020
il 20% circa di tutti i prodotti fabbricati nel mondo impiegheranno una certa
quota di nanotecnologie. Si tratta tuttavia di tecnologie emergenti ed i rischi associati alla produzione e all’utilizzo di nanomateriali sono per lo più sconosciuti.
C’è un sostanziale squilibrio di conoscenze tra applicazione delle nanotecnologie
e il loro impatto sulla salute. Le informazioni attualmente disponibili sugli effetti
sulla salute e la valutazione del rischio da nanomateriali nei luoghi di lavoro sono
limitate; non sono ancora note metodologie sistematiche per valutarne l’esposizione e, dato l’uso intensivo e altamente diversi#64257;cato che l’industria fa dei nanomateriali, è dif#64257;cile effettuare una stima del numero di lavoratori esposti.
Questa lacuna di conoscenze impone alla comunità scienti#64257;ca del settore della
Salute e Sicurezza del Lavoro la necessità di unire gli sforzi per fornire una opinione condivisa sulla sicurezza e la salute dei lavoratori che utilizzano, manipolano o producono nanomateriali. La collaborazione in ambito nazionale ed
internazionale risulta cruciale per valutare e gestire correttamente questo rischio
emergente.
In quest’ottica l’ISPESL ha avviato una serie di iniziative di ricerca nel settore, tra
cui la creazione del un Network Nazionale ad-hoc sulla materia (denominato
“NanOSH Italia”) con le #64257;nalità di promuovere la cooperazione e avviare attività
integrate di ricerca nell’ambito dei rischi da esposizione lavorativa a nanomateriali, sviluppando un approccio multidisciplinare per la valutazione del rischio.
Primo risultato di questa collaborazione è il presente Libro Bianco con cui si intende contribuire ad avviare una seria ed autorevole discussione per la de#64257;nizione
delle policy necessarie ad assicurare uno sviluppo delle nanotecnologie in Italia,
lungo la linea dell’equilibrio tra esigenze di competitività e sostenibilità, e riduzione del rischio per i lavoratori.
Il Coordinatore Scienti#64257;co
Dott. Sergio Iavicoli
PrefazioneIndice degli argomenti
Sommario Esecutivo 9
Introduzione 23
Capitolo 1 De#64257;nizioni dei nanomateriali 25
1.1 De#64257;nizione dimensionale e strutturale dei nanomateriali 25
1.2 De#64257;nizione chimico-#64257;sica e chimica dei nanomateriali 30
Bibliogra#64257;a 39
Capitolo 2 Prospettive nei settori produttivi in Italia 43
2.1 Settori di produzione, utilizzo e sviluppo delle nanotecnologie 43
2.2 Mappa delle industrie e dei laboratori di ricerca attivi 47
2.3 Stime dei lavoratori potenzialmente esposti 53
2.4 Conclusioni 55
Bibliogra#64257;a 55
Capitolo 3 Mappatura e necessità della ricerca 57
3.1 Andamento della ricerca nell’ambito dei FP dell’UE 57
3.2 Iniziative in ambito nazionale 65
Bibliogra#64257;a 78
Allegati 79
Capitolo 4 Protocolli di acquisizione delle informazioni e metodi di 95
caratterizzazione dell’esposizione a nanomateriali
4.1 Identi#64257;cazione delle fonti di aerodispersione 95
4.2 Potenziali vie di esposizione 100
4.3 Rassegna di metodi per la caratterizzazione dell’esposizione 105
inalatoria a nanomateriali.
4.4 Approccio alla valutazione dell’esposizione professionale 115
a nanomateriali: la strategia
Bibliogra#64257;a 120Indice degli argomenti
Capitolo 5 Effetti sulla salute dei nanomateriali ingegnerizzati 125
Premessa 125
5.1 Effetti genotossici ed ossidativi 129
5.2 Effetti citotossici 135
5.3 Effetti respiratori 142
5.4 Effetti cutanei 149
5.5 Effetti sul Sistema Nervoso Centrale 154
5.6 Effetti cardiovascolari 163
5.7 Effetti immunologici 168
Bibliogra#64257;a 171
Capitolo 6 Valutazione e gestione del rischio 183
6.1 Principio di precauzione 183
6.2 Approccio alla Valutazione del Rischio 185
6.3 Possibili misure di prevenzione e protezione 189
6.4 Esempi di Buone Pratiche 191
Bibliogra#64257;a 198
Capitolo 7 Prospettive di policy e strategie di comunicazione 199
7.1 La regolamentazione nello sviluppo delle nanotecnologie 199
7.2 Necessità di sviluppo della Comunicazione del Rischio 210
Bibliogra#64257;a 220
Glossario 2239
Sommario esecutivo
1. De#64257;nizioni dei nanomateriali
Le nanotecnologie presto troveranno applicazione in molti ambiti della vita e del lavoro rendendo possibili forti innovazioni, pertanto sorge la necessità di fornire all’industria ed alla ricerca gli strumenti adatti per lo sviluppo e l’utilizzo responsabile e
sostenibile di tali tecnologie. Inoltre, risulta essenziale avere a disposizione sistemi di
misura validi e protocolli di valutazione basati su standard di indubbia certezza.
L’utilizzo di una terminologia univoca nella descrizione dei concetti fondamentali e
di de#64257;nizioni e classi#64257;cazioni, riconosciute dai principali organismi e istituzioni del
settore, è la base per affrontare un approccio alla salute e sicurezza occupazionale
per il rischio emergente introdotto dalle nanotecnologie.
Il campo d’interesse del Libro Bianco è circoscritto agli aspetti legati all’esposizione
in ambiente di lavoro a nanomateriali (NM) ingegnerizzati (o speci#64257;catamente prodotti). Questi possiedono caratteristiche chimico-#64257;siche ben precise che li distinguono
dal resto del particolato ambientale e che possono contribuire alla de#64257;nizione della
pericolosità nel contesto dell’interazione con l’organismo umano (quali dimensioni,
massa, composizione chimica, area super#64257;ciale, concentrazione, stato di aggregazione e di agglomerazione, solubilità in acqua e chimica super#64257;ciale, struttura morfologica); tuttavia, ad oggi, non risulta ancora opportunamente de#64257;nita un’opinione
univoca circa le speci#64257;che relazioni con gli effetti tossici.
L’esperienza derivante dagli studi di igiene industriale può costituire un punto di partenza su cui sviluppare ed ampliare la valutazione del rischio. È però fondamentale,
al #64257;ne di #64257;ssare opportuni limiti igienistici di riferimento per l’esposizione e per la
messa a punto di adeguati sistemi di prevenzione e di protezione per i lavoratori e
per l’ambiente, individuare in maniera univoca i parametri “corretti” da valutare in
relazione agli aspetti di tossicità, ricorrendo, a supporto degli studi inerenti l’interazione biologica, ad un approccio metrologico multiparametrico, caratterizzato dall’utilizzo di opportune tecniche di valutazione dell’esposizione e di monitoraggio negli
ambienti di lavoro.
2. Prospettive nei settori produttivi in Italia
Le nanotecnologie interessano in maniera trasversale un’ampia gamma di discipline
scienti#64257;che e di settori applicativi. Da ciò deriva la dif#64257;coltà di inquadrare tali tecnologie in settori de#64257;niti di produzione, utilizzo e sviluppo.
La situazione a livello nazionale è fotografata nel “Secondo Censimento delle nanotecnologie in Italia”, realizzato da AIRI/Nanotec IT nel 2006. Il documento ha messo in evi-denza l’esistenza nel Paese di un’attività consistente che coinvolge circa 180 tra strutture
di ricerca pubbliche e imprese. L’attività è distribuita su tutto il territorio nazionale, con
circa il 57% di strutture situate al Nord, il 28% al Centro ed il restante 15% al Sud.
Numerose iniziative sono state intraprese negli ultimi anni con l’obiettivo di migliorare
l’uso delle risorse, aumentare l’ef#64257;cienza operativa complessiva e rafforzare l’impegno: centri di eccellenza per le nanotecnologie sono stati creati in diverse Università;
attività di ricerca, anche collocate in sedi diverse, sono state collegate indirizzandole
verso obiettivi comuni; alcuni Distretti Tecnologici hanno fatto delle nanotecnologie
un’area prioritaria di ricerca.
L’attività di ricerca e sviluppo in corso, a livello sia pubblico sia privato, riguarda un
ampio spettro di ambiti tematici quali chimica e materiali (strutturali e funzionali),
nanoelettronica e fotonica, bio(nano)scienze, medicale e strumentazione. Le potenziali ricadute applicative riguardano comparti produttivi fondamentali che vanno da
quello della farmaceutica e sviluppo di dispositivi elettromedicali, alla cosmetica, all’elettronica e informatica, dai trasporti, all’ambiente e all’energia, ma anche a settori
che interessano tipicamente le piccole e medie imprese, come il tessile e la moda, il
calzaturiero, l’alimentare, i materiali da costruzione, la meccanica avanzate e la salvaguardia dei beni culturali.
Inoltre, nanoscienze e nanotecnologie hanno un ruolo di rilievo nei programmi dei principali Enti di Ricerca e delle Università italiani, nell’ambito dei quali sono presenti strutture e competenze riconosciute a livello internazionale. Riguardo ad aspetti trasversali
relativi alle nanotecnologie, quali la metrologia e la caratterizzazione dei NM ed i potenziali rischi associati a questi, sono attivi il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’istituto nazionale di #64257;sica nucleare (INFN), l’Istituto
Nazionale di Ricerca Metrologica (I.N.RI.M), l’Istituto Superiore per la Prevenzione e per
la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL) e l’Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro (INAIL).
In#64257;ne, un recente studio condotto dall’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale
(AIRI) nel 2009, fornisce un’indicazione suf#64257;cientemente ampia circa le esigenze di
sviluppo in termini tecnologici della parte più innovativa del sistema industriale e dei
servizi avanzati del Paese per sostenere le proprie istanze di sviluppo. Alle nanotecnologie viene attribuito un ruolo particolarmente importante nei settori microelettronica e semiconduttori, chimica, farmaceutica e biotecnologie energia, ambiente,
in un’ottica di sviluppo a breve-medio termine (normalmente 3 anni).
3. Mappatura e necessità della Ricerca
Le principali iniziative di ricerca nazionali #64257;nanziate sull’impatto delle nanotecnologie
su salute, ambiente e sicurezza, le quali hanno evidente rilevanza per la ricerca in
10
Sommario esecutivoambito di Salute e Sicurezza dei Lavoratori si collocano all’interno dei Programmi
Quadro di ricerca della Commissione Europea, in qualità di partenariati o coordinamento di progetti, e all’interno di progetti #64257;nanziati da alcuni Ministeri e dalle Regioni.
In ambito Europeo, i Programmi Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico (Framework Programmes – FP) costituiscono, dal 1984, il principale strumento #64257;nanziario
attraverso cui la Commissione Europea, organo esecutivo dell’Unione Europea, indirizza e sostiene la ricerca sull’innovazione tecnologica basata sulla collaborazione
transnazionale. In questi 25 anni se ne sono succeduti sette: il FP7, l’ultimo in ordine
di tempo, è stato avviato nel 2007 e si concluderà nel 2013.
Per quanto riguarda i progetti di ricerca #64257;nanziati, che riguardano gli impatti su ambiente, salute e sicurezza (Environmental, Health and Safety – EHS) delle nanotecnologie, con evidenti ricadute in ambito di salute e sicurezza del lavoro, si riscontra una
presenza signi#64257;cativa delle organizzazioni italiane. Nel FP6 su quindici progetti di ricerca relativi all’impatto delle nanotecnologie su salute e sicurezza, sette vedono la
partecipazione di partner italiani, mentre nel FP7 sui dieci progetti avviati nei primi
due anni operatività (#64257;no al settembre 2009) quattro vedono la partecipazione di
partner italiani.
Complessivamente su 28 progetti #64257;nanziati nel corso degli ultimi tre programmi quadro (1998 – 2009), 12 vedono la partecipazione di partner italiani. I partenariati italiani sono complessivamente 19 ad opera di 16 organizzazioni diverse (dato che
alcune di esse partecipano a più progetti). Si tratta per il 43% di Enti Pubblici di Ricerca (sono comprese in questa categoria anche le Università), per il 38% di società
private e per il 19% di organizzazioni non governative (ONG).
Per quanto riguarda il piano #64257;nanziario, negli ultimi tre FP, oltre il 50% dei #64257;nanziamenti per la ricerca sugli impatti EHS delle nanotecnologie sono assegnati a progetti
che vedono la partecipazione di almeno un partner italiano.
Si evidenziano inoltre varie iniziative #64257;nanziate dalle Regioni: la Lombardia con il progetto “Nanoscienze per materiali e applicazioni biomediche” e la fondazione del
“Centro Europeo di Nanomedicina”; il Piemonte con i progetti “NANOSAFE”,
“Danno citotossico e genotossico indotto da nanoparticelle e micro particelle di silice:
basi molecolari e strategie di prevenzione ed inattivazione” e “Materiali nanostrutturati biocompatibili per applicazioni biomediche”; il Veneto che #64257;nanzia 6 progetti
in collaborazione con il Distretto Veneto Nanotech, avviato nel 2005.
Il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca tra il 2004 e il 2009 ha #64257;nanziato 5
progetti per un totale di circa 650.000 Euro, su tematiche inerenti agli impatti dei
nanomateriali sulla salute umana, ai meccanismi molecolari alla base della risposta
cellulare, all’interazione con sistemi biologici, ai meccanismi di citotossicità e geno-
11
Sommario esecutivotossicità e a studi chimico-#64257;sici e di tossicità su modelli in vivo ed in vitro.
In#64257;ne il Ministero della Salute ha #64257;nanziato per 465.000 Euro il progetto “Nano-OSH
Italia” nell’ambito del programma strategico del bando per la ricerca sanitaria del
2006 coordinato dall’ISPESL: il progetto, che si concluderà nel 2011, intende sviluppare una metodologia innovativa per la valutazione del rischio da esposizione lavorativa a nanotubi di carbonio opportunamente prodotti e funzionalizzati, da utilizzare
a #64257;ni preventivi.
4. Protocolli di acquisizione delle informazioni e metodi di
caratterizzazione dell’esposizione a nanomateriali.
Diversi ambiti professionali sono interessati dalla problematica relativa alle esposizioni
a nanomateriali (NM) e nanoparticelle (NP): dai settori di produzione a quelli caratterizzati dalla presenza di cicli di lavorazione o processi durante i quali particelle di
dimensioni nanometriche vengono rilasciate in maniera occasionale come sottoprodotti di reazioni termiche e chimiche.
Nell’ambito della produzione “volontaria” i NM destinati alle nanotecnologie vengono realizzati mediante il metodo “ascendente” (bottom-up), che consiste nel costruire i materiali assemblandoli dagli atomi secondo schemi prede#64257;niti (attraverso
processi di natura chimica e #64257;sica), e quello “discendente” (top-down), parte integrante dell’industria elettronica per la miniaturizzazione dei materiali e dei componenti, che comporta generalmente processi di tipo meccanico.
Tuttavia, come evidenziato, non sempre le NP negli ambienti di lavoro sono il prodotto
#64257;nale del ciclo tecnologico, in quanto NP metalliche e/o di ossidi metallici si sviluppano durante particolari processi chimo-#64257;sici quali, ad esempio, combustioni, nucleazioni e condensazioni durante operazioni di ri#64257;nitura e lavorazione dei metalli,
applicazione di spray ad alta temperatura, operazioni di saldatura, molatura e incisione dei metalli/leghe.
Le caratteristiche delle particelle che si generano da questi processi dipendono dalle
condizioni chimico-#64257;siche in cui questi avvengono, tuttavia le particelle primarie
hanno generalmente un diametro compreso fra 10 e 50 nm e coagulano rapidamente, in funzione della maggiore concentrazione nel punto di origine, #64257;no a raggiungere dimensioni superiori a quelle delle NP.
Potenziali vie di esposizione. La via di esposizione più comune alle particelle aerodisperse negli ambienti lavorativi è quella inalatoria. Gli agglomerati di NP si depositano
in funzione del loro diametro nelle diverse regioni polmonari e, in modo predominante, in quella alveolare, oltre che nelle regioni tracheobronchiale ed extra-toracica.
Il destino delle NP, a seguito della deposizione, dipende dalle loro caratteristiche di
12
Sommario esecutivobiopersistenza e dal potenziale di traslocazione ad altri organi e tessuti, sebbene ad
oggi siano in corso ricerche per determinare i fattori che regolano tali fenomeni ed i
meccanismi che contribuiscono all’agglomerazione e de-agglomerazione delle NP,
nonché il loro ruolo nell’attività tossica dopo l’inalazione. In particolare, le NP si depositano ad alte percentuali lungo tutte le vie aeree, riscontrando, all’aumentare del
diametro, una diminuzione della deposizione totale ed un aumento della componente alveolare.
L’interazione tra le NP e i sistemi biologici, invece, può variare in base alle speci#64257;che
caratteristiche chimico-#64257;siche delle NP mentre per le nano#64257;bre la deposizione è altamente dipendente dal tipo di #64257;bra.
In tale contesto un punto fondamentale della tematica da approfondire per l’individuazione di valori limite di esposizione inalatoria di riferimento (ad oggi non ancora
de#64257;niti in ambito nazionale ed internazionale) riguarda gli aspetti relativi alle differenze o analogie riscontrabili nell’impatto biologico di NP discrete e di
agglomerati/aggregati di NP (contenenti lo stesso volume di materiale e che subiscono processi di de-agglomerazione o disaggregazione dopo la deposizione) che si
depositano nel sistema respiratorio. Tali valori, infatti, dovranno tenere conto in maniera globale sia di NP discrete che di agglomerati/aggregati di NP nel caso in cui si
riscontri una similitudine negli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione (in relazione ad una indipendenza dalle caratteristiche dimensionali delle particelle che si
depositano). Nel caso contrario dovranno necessariamente essere #64257;ssati limiti igienistici differenziati per NP discrete e agglomerati/aggregati di NP.
Per quanto riguarda l’esposizione a NP per contatto cutaneo, sono ad oggi in corso
studi sulla eventuale penetrazione delle NP (in particolare TiO e ZnO) attraverso la
cute intatta con un conseguente potenziale dannoso.
Il sistema olfattivo ed il tratto gastro-enterico, in#64257;ne, sono interessati da una percentuale non trascurabile di NP caratterizzate da bassi diametri aerodinamici. Queste,
infatti, possono depositarsi nelle alte vie aeree, in particolare nella mucosa olfattiva,
essere assorbite nel sistema nervoso centrale attraverso i nervi olfattivi, oppure essere
ingerite attraverso deglutizione del muco che incorpora e ripulisce le NP depositate
lungo il tratto respiratorio, ingestione di cibi ed acqua contaminati, o contatto orale
con mani e super#64257;ci contaminate.
Metodi per la caratterizzazione dell’esposizione inalatoria a NM. In considerazione
delle diverse caratteristiche chimico-#64257;siche delle NP (dimensioni, morfologia, composizione chimica, area super#64257;ciale ecc.) che possono concorrere a provocare potenziali effetti avversi sulla salute, l’aspetto metrologico, nell’ambito della
caratterizzazione dell’esposizione inalatoria a NM, presenta una particolare criticità.
Allo stato attuale, infatti, le ricerche nel settore sono orientate all’individuazione dei
13
Sommario esecutivoparametri “corretti” da valutare nella de#64257;nizione dell’esposizione a NP mediante l’ausilio di tecniche di campionamento e di analisi applicabili nell’ambito di indagini negli
ambienti indoor. Sebbene, come evidenziato, allo stato attuale non possano essere
individuati standard igienistici, le tecniche di misura da applicare nella valutazione
dell’esposizione a NP negli ambienti di lavoro vengono indicate da norme di riferimento (quali la ISO/TR 27628, 2007. ISO/TR 12885, 2008) che individuano le modalità più appropriate di misura dell’esposizione inalatoria a NP, aerosol nanostrutturati
e a NP ingegnerizzate.
Le tecniche di monitoraggio e di caratterizzazione ad oggi disponibili nel settore, discusse nelle suddette norme, rendono fattibile una valutazione dell’esposizione a
particelle di dimensioni nanometriche in termini di massa (associata anche alla sua
caratterizzazione chimica), numero, area super#64257;ciale, analisi morfologica attraverso
il ricorso ad una vasta gamma di strumentazioni. È necessario, comunque, sottolineare, ai #64257;ni dell’ottimizzazione del processo globale di valutazione del rischio a NP,
l’importanza di una armonizzazione dei diversi sistemi di analisi ad oggi disponibili,
per superare le criticità dovute all’impiego di un unico sistema di misura. Ad esempio
la determinazione di massa, attraverso l’uso di impattori statici a cascata che consentono il prelievo del materiale suddiviso in intervalli dimensionali, sebbene permetta
di effettuare la caratterizzazione chimica delle particelle raccolte sui singoli substrati
(attraverso diverse tecniche analitiche off-line), richiede l’utilizzo di ulteriori idonee
strumentazioni per l’acquisizione dei dati inerenti al numero, alla super#64257;cie, nonché
per discriminare gli agglomerati/aggregati di NP dalle singole NP.
I campionatori ed i contatori di NP presenti oggi sul mercato devono, tuttavia, essere
destinati ad un adattamento in termini di compattezza, portabilità e costi ai #64257;ni di
applicazioni di routine negli ambienti di lavoro. La valutazione e la caratterizzazione
dell’esposizione professionale a nanoaerosol trova, infatti, limitazioni dovute alla
mancanza di idonei campionatori di tipo “personale” e, pertanto, l’impiego combinato e contemporaneo di apparecchiature multiple per le misure in-situ e per l’analisi
off-line dei parametri considerati maggiormente signi#64257;cativi, rappresenta al momento
lo strumento di elezione nell’ambito della valutazione dell’esposizione professionale
a particelle di dimensioni nanometriche. Risulta, quindi, necessario, ricorrere ad
un’appropriata strategia di campionamento che tenga conto delle limitazioni interpretative per una stima dell’esposizione personale basata su campionamenti di area.
I dati ottenuti dall’impiego di campionatori statici sono, infatti, in#64258;uenzati dalle variazioni nelle caratteristiche degli aerosol in relazione alla sorgente (distanza, emissioni
multi-sorgente, ecc.), nonché ai movimenti dell’aria dovuti alla ventilazione forzata
ed al veri#64257;carsi di processi di nucleazione di specie chimiche in fase gassosa o di accrescimento per coagulazione o per condensazione, che portano a variazioni spazio-
14
Sommario esecutivotemporali della massa, del numero e della distribuzione dimensionale dei nanoaerosol. I risultati dei campionamenti di NP realizzati attraverso l’utilizzo di tali dispositivi
devono essere, pertanto, sottoposti ad una speci#64257;ca valutazione se tradotti in termini
di “esposizione personale” del lavoratore e, conseguentemente, alcuni aspetti fondamentali dovranno essere considerati nell’ambito della predisposizione di una corretta strategia di monitoraggio. Previo esame dettagliato dello scenario di esposizione
(valutazione di ulteriori attività lavorative ad esempio comportanti l’utilizzo di attrezzi
da lavoro, presenza di fumo, rilevazione di sorgenti secondarie, ecc.), anche in relazione agli andamenti relativi ai #64258;ussi di aria (ad esempio a causa della presenza di
ventilazioni forzate) determinanti nelle variazioni spazio-temporali degli aerosol, dovranno essere appropriatamente selezionate le postazioni di campionamento ai #64257;ni
di una interpretazione af#64257;dabile dei dati in relazione all’esposizione personale. In particolare, poiché gli aerosol di NP sono miscele complesse di diversa origine, deve essere prevista una ottimizzazione dei metodi di campionamento e di analisi al #64257;ne di
una corretta attribuzione delle varie possibili sorgenti emissive involontarie (ad esempio ricorrendo all’utilizzo dei pro#64257;li di sorgente della Principal Component Analysis)
anche in considerazione di eventuali contributi provenienti dall’ambiente esterno.
Nell’ambito della procedura di valutazione dell’esposizione professionale a NP risulta,
quindi, fondamentale, in attesa dell’individuazione del sistema metrologico più appropriato per la valutazione dell’esposizione alle NP e di valori limite di esposizione
professionale per NP, mettere a punto appropriate strategie di campionamento e protocolli di misura #64257;nalizzati alla determinazione della composizione chimica (anche
per la caratterizzazione delle impurezze dovute a composti organici eventualmente
presenti nei NM ingegnerizzati a causa delle procedure di produzione) e della distribuzione dimensionale di particelle di dimensione nanometrica mediante un approccio
multiparametrico.
5. Effetti sulla salute dei nanomateriali ingegnerizzati
Studi epidemiologici ed informazioni riguardanti gli effetti tossici dei nanomateriali
(NM) su popolazioni esposte non sono ancora disponibili. La quasi totalità degli studi,
infatti, è stata effettuata o su sistemi in vitro o su animali da laboratorio (principalmente
topi) e le informazioni relative agli effetti su organi e apparati sono a volte estrapolate
dai risultati ottenuti a livello cellulare. Gli studi prodotti negli ultimi anni hanno evidenziato potenziali effetti genotossico-ossidativi e citotossici a livello cellulare ed effetti respiratori, cutanei, neurotossici, cardiovascolari, immunologici, causati da NM.
Effetti genotossico-ossidativi. La maggior parte degli studi sulla genotossicità dei NM
riguarda nanotubi di carbonio (CNT) e particelle di ossidi metallici che possono pro-
15
Sommario esecutivovocare danno al DNA sia direttamente sia indirettamente, tramite l’induzione di stress
ossidativo. A seconda delle dimensioni e dello stato di aggregazione, i NM possono
entrare nella cellula attraverso diffusione passiva ed endocitosi, quindi possono penetrare nel nucleo mediante diffusione attraverso la membrana nucleare, trasporto attraverso i complessi dei pori nucleari o in seguito al dissolvimento della membrana
nucleare durante la divisione cellulare. Una volta nel nucleo, possono interagire con il
DNA o con le proteine istoniche, causando danno al materiale genetico. Il danno genotossico può essere anche indotto indirettamente attraverso l’interazione con altre
proteine cellulari, come quelle implicate nei processi di divisione cellulare, attraverso la
generazione di radicali liberi dell’ossigeno, di fenomeni in#64257;ammatori, oppure per alterazione della funzione di proteine implicate nella risposta riparativa al danno al DNA.
Effetti citotossici. Gli studi attualmente disponibili sugli effetti citotossici dei NM sono
numerosi e mostrano un’ampia variabilità tra le diverse nanoparticelle (NP) circa l’abilità di causare effetti tossici. Effetti citotossicici ed apoptotici sono stati mostrati per
i CNT, ma molto sembra dipendere dallo stato di aggregazione, dalla presenza di metalli catalizzatori, dalla presenza di gruppi di funzionalizzazione, dal grado di purezza,
dalla lunghezza e dal diametro. I fullereni sembrano essere meno citotossici anche
se la risposta dipende dal tipo cellulare. Per le NP metalliche c’è un’ampia variabilità
nella risposta dipendente dal tipo di metallo: effetti sono stati osservati per NM a
base di argento, rame, zinco, molibdeno, alluminio. Mentre per i quantum dot gli
effetti osservati sono da mettere in relazione con le dimensioni e con il tipo di rivestimento presente.
Effetti respiratori. Studi in vitro e in vivo hanno riportato che il polmone rappresenta
il principale organo bersaglio degli effetti tossici dei NM. La maggior parte degli studi
sugli effetti sul sistema respiratorio riguarda i CNT, i cui effetti negativi sembrano essere in relazione con la tossicità su differenti popolazioni cellulari, la capacità di determinare #64257;brosi, l’attività asbesto-simile, il bioaccumulo e i livelli potenzialmente
bassi di biodegradazione di tali NM. In particolare sono state osservate alcune somiglianze tra le proprietà patogenetiche dei CNT a parete multipla e quelle delle #64257;bre
di asbesto riconducibili a risposte in#64257;ammatorie e stress ossidativo.
Nel complesso gli studi in vitro suggeriscono che i NM ingegnerizzati siano in grado
di esercitare sui sistemi biologici analizzati, prevalentemente cellule bronchiali, polmonari e macrofagi alveolari, effetti citotossici non trascurabili. Gli studi in vivo evidenziano come l’esposizione a NM provochi la comparsa di un’importante risposta
in#64257;ammatoria polmonare acuta, la formazione di lesioni granulomatose ed en#64257;sematose, la deposizione di collagene con conseguente #64257;brosi interstiziale e l’induzione
di un signi#64257;cativo stress ossidativo. Tuttavia, i differenti tipi di NM mostrano gradi di
tossicità piuttosto variabili, rendendo impossibile generalizzazioni. Ulteriori studi sono
16
Sommario esecutivopertanto necessari per de#64257;nire la reale tossicità di questi NM a livello del sistema respiratorio.
Effetti cutanei. Per quanto riguarda gli effetti a livello cutaneo, vi sono evidenze in
letteratura che le NP possano svolgere un’azione irritativa locale sui cheratinociti e
che possano parzialmente penetrare lo strato corneo della cute e l’epidermide, entrando nel circolo sistemico: i dati disponibili sono comunque ancora troppo pochi
per poterne trarre conclusioni de#64257;nitive. Attualmente le informazioni maggiori provengono dall’industria farmaceutica, che ha studiato l’effetto delle NP di ossido di
zinco (ZnO) e di biossido di titanio (TiO2) utilizzate per la formulazione di creme protettive. Dati signi#64257;cativi sull’uomo non sono ancora disponibili anche se dal 1997 numerose formulazioni cosmetiche contengono NP, specie quelle con azione di schermo
solare. Sono necessarie pertanto ulteriori ricerche sistematiche, per meglio de#64257;nire il
rischio cutaneo dell’esposizione a NP.
Effetti sul Sistema Nervoso Centrale. Diversi studi, sia in vitro sia in vivo, hanno osservato la capacità da parte delle NP di provocare effetti neurotossici. In particolare
sono stati evidenziati signi#64257;cativi effetti neurotossici in cellule neuronali e gliali di derivazione animale ed umana ed in diversi modelli animali esposti a NP. Il principale
meccanismo mediante il quale i NM esibiscono la loro tossicità, anche a livello del Sistema Nervoso Centrale (SNC), è rappresentato dall’induzione di un importante stress
ossidativo. Inoltre, le NP sarebbero in grado di alterare la normale integrità della barriera emato-encefalica (BEE) e modulerebbero l’espressione di molteplici geni coinvolti
nella risposta in#64257;ammatoria e nell’apoptosi.
Sono auspicabili ulteriori studi che veri#64257;chino gli eventuali effetti neurotossici provocati dagli altri NM ingegnerizzati, oltre a quelli metallici #64257;nora principalmente indagati, quali NP di carbonio e quantum dot.
Effetti cardiovascolari. Relativamente all’apparato cardiovascolare, l’esposizione di
topi e ratti a CNT ha evidenziato sviluppo di ateromi, trombosi arteriosa e aggregazione piastrinica. Altri studi hanno valutato i possibili effetti dei CNT sull’in#64257;ammazione sistemica, che è ormai considerata uno dei fattori principali predisponenti
all’aterosclerosi, evidenziando una signi#64257;cativa attivazione dei parametri di in#64257;ammazione sistemica e dei biomarcatori di attivazione dei neutro#64257;li.
Appare mandatorio, prima di giungere ad una qualsiasi conclusione sui possibili effetti
cardiovascolari delle NP ingegnerizzate, che vengano condotti ulteriori studi in grado
di rispecchiare nel modo più fedele le condizioni espositive attese nell’attività lavorativa e nell’ambiente in genere.
Effetti immunologici. Pochi dati, prevalentemente derivati da studi in vitro, sono attualmente disponibili in letteratura, relativi ad effetti sul sistema immunitario. Tali dati
suggeriscono la possibilità che le NP, una volta raggiunta la circolazione sistemica,
17
Sommario esecutivointeragiscano con le proteine circolanti o presenti sulla super#64257;cie delle cellule determinando l’esposizione di residui amminoacidici normalmente non esposti (epitopi
criptici) con la possibilità di una risposta autoimmunitaria. Altro possibile meccanismo
di danno è costituito dall’interferenza con i processi di opsonizzazione e quindi con
la clearance di materiale estraneo (es. microorganismi) normalmente eliminato in
virtù di tale processo. I dati disponibili sono da considerarsi del tutto insuf#64257;cienti per
esprimere un giudizio di tossicità delle NP ingegnerizzate sul sistema immunitario,
anche alla luce delle dosi elevate utilizzate.
Nel complesso, dagli studi disponibili emerge un’ampia variabilità negli effetti citotossici e genotossici osservati che dipende dalle speci#64257;che caratteristiche dei NM utilizzati di cui è necessario tener conto.
Inoltre dato che nei diversi studi vengono solitamente utilizzate elevate quantità di
NM, è auspicabile che vengano eseguiti ulteriori studi che utilizzino i NM più diffusi,
e quindi più rilevanti dal punto di vista delle possibili esposizioni, a concentrazioni
inferiori.
In#64257;ne, dagli studi in vivo a livello di organo ed apparato il sistema respiratorio, nervoso
e cardiovascolare sembrano essere i più coinvolti anche se i dati disponibili sono ancora insuf#64257;cienti per potere dare risposte chiare sugli effetti dei NM ingegnerizzati
per la salute dell’uomo.
6. Valutazione e Gestione del Rischio
I nanomateriali (NM) possono comportare nuovi rischi di esposizione ad un numero
sempre crescente di lavoratori, visto il loro sempre più diffuso impiego industriale. In
quest’ottica i NM sono stati inseriti nella strategia comunitaria sulla salute e sicurezza
sul lavoro come argomento su cui lavorare nel contesto dell’identi#64257;cazione dei rischi
nuovi ed emergenti. Inoltre la Commissione Europea ha sviluppato un piano di azione
per implementare un approccio sicuro, integrato e responsabile alle nanotecnologie.
Ciò porta ad una maggiore necessità di informazioni al #64257;ne di un’ef#64257;cace gestione
del rischio di esposizione. Al #64257;ne di poter raggiungere quest’obiettivo, sono necessarie conoscenze sul possibile approccio da seguire nella valutazione del rischio di
esposizione a NM e sulle possibili misure di prevenzione e protezione da adottare per
il corretto trattamento e riduzione del rischio.
Anche per i NM è possibile seguire un approccio alla valutazione del rischio che riprenda quello già in uso per le sostanze che espongono i lavoratori al rischio chimico.
In particolare la “Valutazione del rischio”, anche nel caso speci#64257;co, va intesa come
l’insieme di tutte quelle operazioni, conoscitive ed operative, che devono essere at-
18
Sommario esecutivotuate per addivenire ad una stima del rischio di esposizione ai NM per la sicurezza e
la salute dei lavoratori, in relazione allo svolgimento delle lavorazioni.
La valutazione del rischio è un’operazione complessa ed iterativa che necessariamente
richiede, per ogni ambiente o posto di lavoro considerato, l’identi#64257;cazione delle sorgenti di rischio di esposizione a NM presenti nel ciclo lavorativo, l’individuazione dei
conseguenti potenziali rischi di esposizione a NM in relazione allo svolgimento delle
lavorazioni e la stima dell’entità dei rischi di esposizione a NM connessi con le situazioni di interesse prevenzionistico individuate.
In virtù del principio di precauzione è necessario ridurre al minimo l’esposizione e ciò
è possibile sia riducendo la durata di esposizione e/o il numero delle persone esposte,
sia la concentrazione dei NM stessi, attraverso la messa in atto di idonee misure di
prevenzione e protezione. Queste dovrebbero seguire la scala di priorità che va dall’eliminazione dei NM, alla loro sostituzione con materiali non pericolosi, all’isolamento/con#64257;namento o segregazione della fonte di esposizione, alle misure tecniche
per captare, limitare ed espellere i NM, alle modi#64257;che dell’organizzazione del lavoro
e all’utilizzo di DPI come integrazione alle misure tecniche.
In#64257;ne l’implementazione di una serie di buone pratiche (ad esempio utilizzando l’approccio del control banding in un programma di gestione del rischio può contribuire
a minimizzare l’esposizione dei lavoratori ai NM.
7. Prospettive di policy e strategie di comunicazione
La regolamentazione della produzione e dell’utilizzo delle nanotecnologie, e in particolare i cosiddetti nanomateriali (NM) ingegnerizzati, è resa necessaria dall’esigenza
sia di ridurre i rischi per la salute, la sicurezza e l’ambiente (EHS) che di gestire le implicazioni etiche, legali e sociali (ELSI) che ne derivano.
Allo stato attuale, tuttavia, la de#64257;nizione di un sistema di regolamentazione soddisfacente è resa complicata dalle incertezze legate alla caratterizzazione dei NM e del
loro impatto per ciò che riguarda EHS e questo complica la de#64257;nizione di procedure
di valutazione del rischio e dei livelli di esposizione associati al loro utilizzo.
Alcune questioni chiave sono ancora oggetto di un intenso dibattito sia a livello istituzionale che tra i diversi portatori di interesse a causa:
- della varietà di materiali e applicazioni;
- del comportamento e delle caratteristiche uniche dei NM (alla nanoscala);
- della mancanza di normative tecniche condivise per la nomenclatura e la metrologia dei materiali;
- della natura proprietaria delle informazioni;
- della necessità di comunicazione e di confronto tra discipline diverse.
19
Sommario esecutivoLa regolamentazione di questo settore dipende , quindi, sostanzialmente e prioritariamente dallo sviluppo delle conoscenze.
Altra questione ancora aperta è, inoltre, quella degli strumenti normativi attraverso
i quali dare attuazione a tale regolamentazione. Le possibili strade sono:
• la via legislativa (“hard regulation”) che comporta la de#64257;nizione di un sistema
di norme cogenti e del relativo apparato sanzionatorio che ne garantisca il rispetto. La percorribilità di questa strada è complicata dalla suddetta incertezza
delle conoscenze e quindi dalla dif#64257;coltà di trovare il necessario consenso per la
de#64257;nizione (e la rati#64257;ca in norme cogenti) dei punti di equilibrio attraverso cui
contemperare le varie esigenze di tutela con l’esigenza di non pregiudicare irragionevolmente le attività di ricerca e sviluppo (e l’ottenimento dei potenziali bene#64257;ci connessi). Dall’analisi svolta si evidenzia che in generale, al momento la
strada seguita per regolamentare la materia a livello legislativo è quella dell’adeguamento e/o dell’integrazione (attraverso speci#64257;che tecniche, linee guida, ecc.)
del quadro normativo esistente che disciplina la produzione, l’uso e la commercializzazione delle sostanze chimiche e/o di altre normative di settore come, per
esempio, quelle relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e alla sicurezza
ambientale.
Inoltre, ai #64257;ni della disciplina delle attività correlate all’impiego dei NM, risultano
di particolare importanza questioni ancora oggetto di dibattito come, tra le altre,
l’applicabilità del principio di precauzione e l’individuazione di chi sia soggetto all’onere di provare la non pericolosità dei prodotti (produttore o autorità pubblica).
• la via delle sviluppo di misure volontarie (“self regulation”) la cui ef#64257;cacia è
basata sul riconoscimento da parte dei diversi portatori di interesse della loro validità e, soprattutto, della loro capacità di trovare punti di convergenza tra i diversi
interessi in gioco. Tuttavia, soprattutto quando sono promosse a livello istituzionale la loro ef#64257;cacia, a causa appunto del loro carattere volontario, rischia di essere
spesso in#64257;ciata da un’adesione spontanea limitata. In relazione alle misure volontarie l’analisi condotta ha permesso di distinguere tre livelli di intervento:
- Sistemi di Monitoraggio, che hanno l’obiettivo di accrescere le conoscenze dei
soggetti impegnati, a diverso titolo, nelle attività di regolamentazione circa
l’entità e la diffusione dell’uso dei NM e le tipologie e modalità di produzione.
- Codici di Condotta che hanno l’obiettivo di de#64257;nire valori, principi e linee
guida che possano favorire uno sviluppo sicuro e responsabile delle nanotecnologie.
- Sistemi di Gestione del Rischio, generalmente sviluppati a livello industriale,
che hanno l’obiettivo di accrescere il livello di sicurezza nella gestione, manipolazione e utilizzo dei NM ingegnerizzati.
20
Sommario esecutivo• la via dello sviluppo di normative tecniche (“Standards”) attualmente intese,
principalmente, a de#64257;nire, descrivere, speci#64257;care, misurare e caratterizzare i NM
e i nanoprodotti e che, quindi, si con#64257;gurano prevalentemente come funzionali
allo sviluppo dei livelli di regolamentazione cogenti o volontari. Tuttavia possono
talvolta essere sviluppati standard prestazionali e procedure di gestione del rischio
idonei ad essere impiegati come strumento di regolamentazione di speci#64257;che attività a cui gli operatori di settore possono fare volontariamente riferimento per
attestare verso l’esterno la correttezza del loro operato. L’ef#64257;cacia degli standard,
qualora non integrati in livelli di regolamentazione cogente, è prevalentemente
basata sull’autorevolezza delle organizzazioni che li emanano e sull’ampio riconoscimento da parte dei diversi portatori di interesse della loro validità scienti#64257;ca.
Dall’analisi condotta risultano numerose iniziative portate aventi sia in ambito nazionale che internazionale per arrivare alla de#64257;nizione di standard relativi al settore
delle nanotecnologie.
La comunicazione rappresenta un passaggio chiave nella gestione del rischio relativo
al trattamento e all’uso dei NM in ambito lavorativo. Una comunicazione appropriata
costituisce, infatti, un aspetto basilare sia per assicurare l’effettiva adozione da parte
dei lavoratori di comportamenti corretti sotto il pro#64257;lo della prevenzione, sia per scongiurare il crearsi di dinamiche allarmistiche infondate dal punto di vista scienti#64257;co,
sia per sollecitare comportamenti proattivi da parte dei datori di lavoro. La comunicazione rappresenta un aspetto chiave sia per dare forza alle norme esistenti sia per
sopperire alle lacune di tale regolamentazione, stimolando l’adozione volontaria di
comportamenti corretti da parte dei lavoratori o l’adozione di codici di autoregolamentazione da parte dei datori.
Un comunicazione appropriata dovrebbe essere:
- credibile cioè provenire da fonti riconosciute come autorevoli ed af#64257;dabili da parte
dei destinatari. Nello speci#64257;co ambito di un settore come quello delle nanotecnologie, caratterizzato da uno stato delle conoscenze, per certi versi, ancora insuf#64257;-
ciente, ciò signi#64257;ca dover fare sopratutto i conti con il rischio della contraddittorietà
delle fonti.
- corretta cioè veicolare un messaggio completo (non caratterizzato cioè da omissioni tese a perseguire un effetto persuasivo) ed effettivamente suffragato da riscontri scienti#64257;ci ed obiettivo. Anche sotto questo pro#64257;lo la comunicazione relativa
al settore delle nanotecnologie propone alcune problematiche peculiari vista la
mancanza, in alcuni casi, di dati certi sugli impatti e le incertezze nella stima del
rischio. Si noti che veicolare messaggi non corretti può comportare il rischio di
compromettere irrimediabilmente la credibilità della fonte.
21
Sommario esecutivo- chiara cioè facilmente e pienamente comprensibile da parte dei destinatari. Nel
caso delle nanotecnologie ciò signi#64257;ca riuscire a superare le dif#64257;coltà create dalla
necessità di misurarsi con l’esigenza di trasferire conoscenze basate su nozioni
complesse e di evitare l’uso di una terminologia tecnica non immediatamente comprensibile dai non addetti ai lavori. Si noti che un’eccessiva sempli#64257;cazione del
messaggio può, a volte, comportare il rischio di pregiudicarne la correttezza.
Inoltre, nello sviluppare una strategia di una comunicazione ef#64257;cace, occorre tener
conto sia delle caratteristiche dei canali di informazione utilizzati, sia dei destinatari
del messaggio. Anche se non vi sono precise regole per la scelta degli strumenti più
idonei con cui conseguire gli obiettivi, sembra, comunque, utile tenere presenti le
caratteristiche rilevanti dei soggetti coinvolti o dei gruppi, al #64257;ne di raggiungere tutti
in modo ef#64257;cace. Occorre quindi acquisire una conoscenza approfondita dei potenziali
destinatari del messaggio (la loro percezione e comprensione delle questioni trattate,
le loro attese, il loro stato delle conoscenze, ecc.), ai quali, utilizzando i canali di informazione più idonei, fornire fonti informative accurate e facilmente accessibili.
Tuttavia tra le varie strategie di comunicazione possibili, la comunicazione bidirezionale, basata sul coinvolgimento attivo dei destinatari e l’interazione diretta con i soggetti portatori delle molteplici conoscenze (e punti di vista) necessarie a restituire una
visione complessiva delle problematiche trattate, sembra essere la più idonea per affrontare un tema come quello del rischio legato allo sviluppo e all’uso delle nanotecnologie sul quale potrebbe non essere dif#64257;cile incontrare atteggiamenti di scetticismo,
dif#64257;denza e disinteresse.
In#64257;ne un ultimo aspetto da tenere in considerazione sono le modalità attraverso cui
viene presentato il messaggio, che incidono sulla recettività del pubblico nei confronti
dei temi trattati. In questo caso potrebbe essere opportuno focalizzarsi sulle tecniche
di message framing proprie della comunicazione persuasiva e contestualizzare il messaggio adattandolo al reale impiego delle nanotecnologie e non a situazioni di laboratorio estremamente specialistiche.
22
Sommario esecutivo23
Nel campo delle nanotecnologie il gap tra il progresso tecnologico e la ricerca in ambito di Salute e Sicurezza del Lavoro è ancora molto ampio. Gli studi relativi agli effetti
sulla salute e all’analisi del rischio da esposizione a nanomateriali (NM) sono limitati
e non esistono metodologie validate per la valutazione del rischio in ambiente di lavoro. Pertanto, a fronte dello squilibrio tra le scarse conoscenze sui rischi per la salute
connessi con l’utilizzo dei NM e la diffusione esponenziale che le nanotecnologie
avranno nei prossimi anni, è necessario sviluppare la ricerca nel settore con particolare
attenzione alla analisi del rischio per i lavoratori esposti ed evidenziare le criticità e i
bisogni delle politiche di salute e sicurezza dei lavoratori, correlati con lo sviluppo
delle nanotecnologie, nell’ottica di indirizzare gli sforzi verso un approccio responsabile e sostenibile al loro utilizzo.
L’Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) ha istituito
nel 2008 il “Network nazionale per l’individuazione di misure di prevenzione protezione connesse con l’esposizione a nanomateriali in ambito lavorativo” (NanOSH Italia) che si pone i seguenti obiettivi principali:
• potenziare e consolidare a livello nazionale la collaborazione nell’attività di ricerca
sui rischi da esposizione lavorativa a NM, effettuando una ricognizione dei bisogni,
delle priorità e delle possibilità di #64257;nanziamento;
• sviluppare un approccio multidisciplinare alla valutazione del rischio promuovendo
attività di ricerca integrate;
• individuare strumenti idonei per lo sviluppo della comunicazione ed il trasferimento delle conoscenze nel settore.
Il Network è composto da ricercatori che a diverso titolo operano nel settore della
salute e sicurezza dei NM in ambiente di lavoro all’interno dell’ISPESL e dai rappresentanti degli Enti e delle Università che hanno mostrato maggiore sensibilità alla
problematica a livello nazionale.
Il “Libro Bianco sull’esposizione a nanomateriali ingegnerizzati e gli effetti sulla salute
e sicurezza dei lavoratori” costituisce il primo risultato di questo gruppo di lavoro;
tale risultato rappresenta il tentativo di de#64257;nire lo stato dell’arte in Italia sul tema e
può costituire il punto di partenza per la discussione sugli impatti di salute e sicurezza
del lavoro e sulle prospettive di regolamentazione, cercando il coinvolgimento delle
Istituzioni e delle parti sociali.
Il lavoro è stato svolto in due fasi successive. Nella prima è stato de#64257;nito il piano dell’opera, sono stati individuati gli argomenti chiave della trattazione e i sottogruppi
di esperti per ciascun argomento; quindi al termine del processo di revisione editoriale è stato pubblicato il libro bianco. Nella seconda fase è iniziato un processo di
Introduzione24
identi#64257;cazione di stakeholder nazionali attivi nel settore della salute e sicurezza del
lavoro e interessati all’impatto delle nanotecnologie in questo settore, seppur con approccio differente alla materia trattata. La realizzazione di tale processo di consultazione permette di acquisire il contributo e i differenti punti di vista di quella parte del
mondo istituzionale, delle imprese, della ricerca e dell’economia, che in Italia ha, a diverso titolo, un ruolo nello sviluppo responsabile e sostenibile delle nanotecnologie.
Attraverso questo percorso il Libro Bianco, tramite l’acquisizione anche delle conoscenze e dei differenti punti di vista di cui è portatore, intende proporre una ricognizione sulle prospettive e sulle problematiche relative allo sviluppo delle nanotecnologie
e ai rischi in ambiente di lavoro, a livello nazionale.
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