Situazione già compromessa della bocca: ne risponde il medico! CASO: Il paziente considera responsabile il proprio dentista per delle problematiche derivanti da un impianto, anche quando queste seguono una situazione già da tempo compromessa! Il fatto, risalente ormai a qualche anno fa, accade ad un medico-odontoiatra subentrato ad un collega; il paziente, si rivolgeva al Dr. Y per una riabilitazione protesica dell'arcata superiore ed inferiore, nel dettaglio consistente nella costruzione di quattro ponti in ceramica per le quattro arcate dentarie. Secondo il paziente deluso, nonostante il sanitario avesse preso visione e conoscenza di una ortopantomotografia già eseguita dal precedente sanitario, dalla quale si evincevano delle aree di osteolisi periapicali a carico di elementi sui quali era già posizionata una precedente protesi fissa, il Dr. Y proponeva un trattamento endodontico e protesico in metallo-ceramica. A distanza di un paio d’anni veniva concluso il primo intervento protesico, ed è da questo momento che iniziarono i problemi: il paziente incominciò ad avvertire forti difficoltà nella masticazione. Nel tentativo di risolvere i fastidi avvertiti dal paziente, il medico decideva di rifare completamente il lavoro, giungendo di lì a poco alla definitiva fissazione dell’impiantologia; ma ciò nonostante i disturbi e i fastidi non si attenuavano in alcun modo, aggravandosi perfino! Successivi interventi di indagine svolti da uno specialista in odontostomatologia, incaricato di eseguire una perizia medico-legale, individuavano una scorretta esecuzione del lavoro da parte del dr. Y che rendeva necessario un ciclo di terapie endodontiche per devitalizzare i monconi lasciati vitali, oltre al rifacimento dei perni monconi e della protesi in metallo-ceramica. Dal canto suo il Dr. Y sosteneva che il paziente, prima di rivolgersi alla sua assistenza, si era già rivolto alle cure del precedente odontoiatra per quasi un anno, durante il quale gli erano stati eseguiti secondo programma medico tutti i lavori di preparazione di base, tali da condizionare irreversibilmente tutta l'opera successiva. Si è accertata la responsabilità del Dr. Y, per la mancanza della sufficiente preparazione necessaria per affrontare anche la più complessa e rischiosa situazione già compromessa (Cass. n. 15993 del 21 luglio 2011). Il medico non ha la possibilità di richiamare a propria giustificazione la mancanza di precisi protocolli di trattamento o linee guida nelle terapie innovative e sperimentali, dove ancora manca una precisa esperienza ed, inoltre viene escluso che uno stato già particolarmente degradato e compromesso dell’apparato dentario del paziente possa scongiurare ogni responsabilità dell’odontoiatra. Il medico deve avere una conoscenza tempestiva e costante delle nuove terapie, al fine di consentirgli di affrontare anche le situazioni diagnostiche più complesse e compromesse. E' evidente l'aumento di rischio del medico, soprattutto nei confronti di quelle patologie di difficile diagnosi. Ne sono un esempio le reazioni allergiche combinate all’utilizzo di materiali negli impianti odontoiatrici effettuati, non sempre completamente anallergici e senza una verifica di compatibilità del paziente e di eventuali reazioni crociate con altri materiali eventualmente già presenti. Materiali anallergici e sicuri da ogni reazione assieme a trattamenti idonei a scongiurare la dissoluzione dei metalli, garantiscono una maggiore sicurezza del trattamento al paziente, limitando il rischio ed i possibili effetti collaterali. Infatti anche la semplice ossidazione degli impianti, con il conseguente discioglimento degli stessi, può essere pericolosa; in queste ipotesi una piccolissima quantità di metalli viene rilasciata in modo continuato, ad esempio dall’amalgama, direttamente nella bocca, dove viene ingerita, causando problemi improvvisi anche a distanza di tempo, anche per problemi di accumulo di metalli pesanti. L'utilizzo in odontoiatria di materiali non sempre in una completa biocompatibilità è divenuta ormai una delle nuove cause all’origine di rare patologie, quale MCS, lamentate sempre più diffusamente ed inconsciamente. A ciò si aggiunge l’attenzione che le intossicazioni da metalli anno assunto nell’odierna realtà quotidiana: risulta, infatti, che in ogni individuo siano attualmente riscontrabili fino a ben 300 diverse sostanze di origine chimica o metalli pesanti, che entrano a contatto con l’organismo dalle più disparate cause quali, ad esempio, le sostanze alimentari o il semplice contatto e le vie aeree. Una tale situazione se messa in correlazione con un implantologia odontoiatrica non completamente anallergica e non appositamente trattata, spesso con materiali contenenti metalli quali mercurio, rame, argento, stagno, zinco, cromo potrebbe generare sgradevoli reazioni patologiche e crociate non preventivate ed inattese. La presenza di metalli non trattati in una soluzione elettrolitica come è la saliva, può anche portare alla formazione di processi elettrici, con conseguenti disturbi nervosi e di vario tipo ad essi riconducibili, quali le aritmie cardiache, le allergie, i sapori metallici in bocca, la digestione difficoltosa, l’afte, l’abbassamento del sistema immunitario, la difficoltà di concentrazione e anche l’irritabilità. Avv. Giampiero Barile, (Penalista Nazionele esperto in ambito sanitario) |