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Schok elettrico, radioattività e immunodepressione - 23 2 07
Quando si pensa alla radioattività la memoria va verso i pericoli
dell'atomica, alla guerra fredda, agli incidenti nucleari come quello di
Chernobyl, alla sperimentazione nel sottosuolo, nell'atmosfera, negli
oceani e non solo. Meno si sa circa altri aspetti, come la sperimentazione
sull'uomo direttamente, con iniezioni, o indirettamente, attraverso il
trattamento irradionico degli alimenti, e sullo smantellamento degli
armamenti atomici, con le relative incertezze circa le sorti che del materiale
nucleare.


La preoccupazione dunque potrebbero non provenire solo da eventi di tipo
catastrofico, scongiurati nel corso della guerra fredda, o temuti oggi, in
piena guerra terroristica. Si può sostenere la tesi che molti effetti nocivi sull'uomo si
siano già compiuti e si stiano ancora compiendo, in maniera molto meno
eclatante e più subdola, ma non meno dannosa.

In una società in cui si diffonde la cultura del benessere, che si vanta di aver sconfitto malattie incurabili, dilaga un malessere subdolo, invisibile. Il verificarsi di un diffuso shock immunodepressivo in tutto il mondo, con conseguenze che non si limitano al dilagare delle allergie, l’incidenza crescente di tumori, malformazioni, patologie della tiroide, possono essere considerati come gravi esempi di un rovescio della medaglia rispetto alla tendenza all’allungamento della vita media, peraltro già messa in dubbio per le future generazioni a causa di fenomeni come l’obesità infantile.


Tra i fattori che appaiono trascurati nel valutare le cause di questi nuovi pericoli per la salute ci sono i campi elettrici, e quindi l'elettrosmog, e più in generale tutti quegli aspetti dell'attività umana che nostro malgrado hanno un impatto bioenergetico e possono interferire sulla biogenetica, il fattore primario della vita in generale, dal mondo vegetale a quello animale ed umano.

Per quanto riguarda l'elettrosmog, nello studio “ENERGIA E OSCILLAZIONE, Ipersensibilità elettromagnetica, Valutazione statistica: Biometria, condotto dal dr. med. Manfred Doepp e Rainer Lüdtke presso la Clinica Universitaria di Tübingensi e pubblicato dal sito www.Provital.it parla di iperreazione dei sistemi organici, quindi del sistema immunitario, di effetti sul sistema nervoso centrale, sul sistema endocrino, quello cardiaco e addominale.

L'impatto bioenergetico sul nostro corpo non si limita a quello causato dall'elettrosmog, ma va esteso ad altri aspetti, legati ad esempio al potenziale elettrico presente nei materiali, in particolare metallici, con i quali quotidianamente veniamo a contatto per necessità o per inquinamento, e alle interrelazioni tra questi effetti tra loro e con l'elettrosmog stesso. Per fare degli esempi, non si può trascurare l'effetto sinergico che potrebbero avere la contemporanea esposizione a quote crescenti di elettrosmog derivante dai telefoni cellulari, dalle antenne di trasmissione dei segnali radio, cavi dell'alta tensione, inquinamento magnetico domestico, l'inquinamento da metalli pesanti subito con l'alimentazione, e la presenza in bocca di amalgame, protesi, alle quali magari si accompagnano per giunta oggetti come piercing, monili metallici, etc..

Tra questi aspetti poco esplorati c'è anche la radioattività, un fattore inquinante che non può essere controllato, in particolare per i valori più bassi che non sempre possono essere valutati (ad esempio con il misuratore Gaiger), e non esistono valori indicativi minimi per i quali si possa affermare con certezza che non rechino danni alla salute.

L’intera natura è regolata da codifiche energetiche di cui l'uomo non è ancora padrone, energie naturali che possono alterarsi in presenza di determinate situazioni e i codici genetici possono subire queste interferenze.

Attorno allo zirconio, presente in natura non allo stato puro ma legato ad altri metalli, o sarebbe meglio dire la zirconia, lega bianca a base di ossidi metallici, realizzata in laboratorio attraverso un processo chimico, ruotano grossi interessi economici. L'importanza dello zirconio è legata, ad esempio, all’uso che da alcuni anni se ne fa in odontoiatria, oltre che nel settore aerospaziale e metallurgico, come materiale per realizzare le linee dell’alta tensione, rivestimenti, nelle batterie come elemento metallico in grado di mantenere l’energia creata. Insomma, un elemento prezioso per le proprietà fisico-chimiche, quelle stesse proprietà che per la biologia dell'uomo possono però costituire un danno.

Al giorno d'oggi si crea confusione tra zircone e zirconia. Lo zircone è un minerale, un silicato. Il nome zircone fu attribuito alla fine del XVIII secolo quando fu scoperto nello zircone stesso l'elemento zirconio che diede poi il nome a questa specie mineralogica. Lo zircone viene usato inoltre come refrattario, vetro speciale, abrasivo ed anticorrosivo in reattori atomici; lo zircone viene anche tagliato per fini gemmologici e deve il suo successo al fatto che per lucentezza e fuoco è un'ottima imitazione del diamante (anche se quest'ultimo ha una durezza molto più elevata ed è un minerale monorifrangente).

La zirconia cubica è invece un prodotto sintetico con diversa formula chimica. Dallo zircone si estrae zirconio (ed a volte anche elementi radioattivi).

Le caratteristiche fisiche come la durezza, le applicazioni, ma soprattutto le fonti dalle quali viene estratto, il contenuto energetico decretano le proprietà naturali che ne rendono utile lo sfruttamento dello zirconio, a cominciare dal settore odontoiatrico.

Lo zirconio nella tabella degli elementi si trova a stretto contatto con l’uranio e le fonti di estrazione dello zirconio sono connesse a quelle dell'uranio stesso, ed in effetti tutte le sue qualità sono legate al fattore energetico.

Le leghe agli ossidi di zirconio, la zirconia, sono strutture composte da più elementi e ricavati da processi chimici e proprio per la loro provenienza e per la loro trasformazione sono radioattive e tossiche.

Ebbene, esse sono l'ultima frontiera della scoperta degli anni cinquanta e il nuovo business attuale che invade il mondo nel campo dentale in protesi fissa, ma non solo.

Si può dunque affermare che, mentre tiravamo un lungo sospiro di sollievo dopo la fine della guerra fredda, mentre ci preoccupavamo dei possibili incidenti nucleari, era nelle nostre bocche che, con l’uso di dispositivi invasivi odontoprotesici, avevamo a che fare 24 ore al giorno con la radioattività, con i relativi rischi di interferenza sul nostro patrimonio genetico, sulle nostre difese immunitarie, sull’intera logica dei legami genetici, biologici.

Qualche sera fa, su RAI 2, di sabato sera, era in onda la serie televisiva poliziesca americana, dedicata ai casi non risolti "CASE COLD". Si raccontava di un caso irrisolto di cinquanta anni addietro, proprio gli anni di grande preoccupazione per il nucleare. Il caso era quello di un orfanotrofio gestito da suore, di un bambino morto in circostanze poco chiare, senza che si trovasse la vera causa, il vero colpevole. Ciò diede inizio ad una nuova indagine a distanza di anni dalla quale emerse come una delle suore aveva accordi con un centro di sperimentazione nucleare in base al quale dell’orfanotrofio finivano i bambini. Per condurre i test i bambini venivano alimentati con cibi trattati radionicamente. Il valore radionico contenuto era infinitesimo, eppure dalle successive indagini è emerso che quei bambini in età adulta sarebbero diventati tutti sterili.

La Zirconia, insieme ai relativi ossidi, proprio per le sue caratteristiche, è un materiale che ha un'alta capacità di sintesi, un contenuto elettrodinamico molto attivo che, in presenza elettrolitica organica, oltre a variarne le caratteristiche, può generare una dissociazione dei propri elementi impuri sotto forma di sali ionici (definiti radicali liberi), dando luogo ad alterazioni biogenetiche, reazioni autoimmuni, etc.

La sua potenzialità elettrodinamica, in vicinanza di altri oggetti o dispositivi protesici metallici (otturazioni e protesi ) può “cattivare” ancor di più l'elettrodinamicità di quest'ultimi con la conseguente dissociazione ionica.

Gli ioni metallici liberati dalla corrosione elettrochimica si diffondono nei tessuti duri, nei tessuti molli e nei liquidi, dalla saliva al tubo digerente, fino a diffondersi nell'intero organismo, con accumulo e/o secrezione.

Gli effetti locali o generali nell'organismo corrispondono all'azione dei metalli liberati; si tratta di un ambito molto vasto e comunque i sintomi si riferiscono alle correnti indotte sia a livello locale che generale.
Gli effetti locali determinati dalle correnti e dalla diffusione di ioni metallici sono numerosi. Si va dalla sensazione di bruciore, e dalla discromia dentale, fino all'eczema generalizzato o alla dermatite eczematosa fino a giungere a rischi di perimplantite, iperplasie poliformi, neoplasie maligne o benigne. Non mancano rischi di dolore galvanico, pulpite dentale, "shok elettrico pulpare", modificazione del pH, alterazione della amielasi (digestione primaria), aumento della temperatura corporea e irritazione cronica dei tessuti, acufeni ed emicranie, cariogenesi, sapore metallico (rilevato al mattino durante il risveglio, e fastidiose sensazioni lungo l'arco della giornata), alitosi, xerostomia, maggiore o minore salivazione, maggiore formazione di placca, glossite, eritema allergico, stomatite, erosione, ulcerazione della lingua e della mucosa orale, dolori nevralgici lungo le branche del trigemino, correlazioni e interferenze elettro-nervose, interferenze muscolari, osteo posturali, lichen planus, leucoplachia, cheilite, boccarola, fratture radicolari, tatuaggi, retrazione gengivali, patologie parodontali, corrosione degli elementi dentari.

Gli effetti generali degli ioni metallici nell'organismo attraverso la saliva coinvolgono organi come l'ntestino, il sangue, la pelle e rischiano di dar luogo ad allergie, riniti, faringiti, eczema alle mani, eczema generalizzato, dermatite eczematosa, problemi Otorinolaringologici, problemi gastroenterologici, problemi neurologici, alterazioni valori biologici ematici, etc.
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