Il sapere, il conoscere, la competenza, l'esperienza non è degli imbecilli che non la lavorano ma è solo di coloro definiti addetti alla manipolazione e alla costruzione degli stessi manufatti dentali di cui gli arroganti medici prescrivono al laboratorio produttivo odontotecnico. Come al solito in rete leggiamo commenti su di me che sono un semplice artigiano odontotecnico....... indi per cui non potrei parlare.................... Ma vi rendete conto di cosa affermano questi analfabeti funzionali imbecilli? A parte il fatto che costoro sono di una ignoranza e nello stesso tempo una presunzione e arroganza da mille e una notte. Io ho tutte le competenze per esprimere il mio giudizio in base alla mia esperienza, alla mia logica, alle mie responsabilità, no di automa ma di una preparazione professonale in tutti i miei poteri intellettuali, legale, istituzionale nel rispetto a tutte le norme vigenti di cui e per cui, diversamente se non in possesso di tali cratteristiche non sarei abilitato. Cari imbecilli denigratori analfabeti funzionali ignoranti, io ho non solo le competenze e conoscenza della scienza mia professionale ma soprattutto quella cui voi dovreste sapere ed avere ma di cui non avete. Io ho un cervello e un sapere di cui mi basta poco per riconoscere la vostra demenza. State tranquilli che i vostri commenti sono sotto gli occhi di tutti, le persone intelligenti vi hanno già giudicati e segnalati come tali imbecilli. Questi analfabeti funzionali sono solo dei presuntuosi ignoranti, sono dei veri e propri mercenari, mettono in bocca qualsiasi merda di cui fare denaro. La loro ideologia è meno pago e più guadagno, e quando gli dici che, c'é qualche rischio per il paziente, loro ti rispondono: ma il paziente paga poco, non ti preoccupare tanto prima o poi deve morire. In generale questo atteggiamento lo è per tutte le categorie dei medici. Comunque sia i medici che gli odontotecnici sono solo avidi di presunzione, sono dei veri e propri cialtroni irresponsabili verso i diritti e la salute degli altri. https://www.ttsvgel.it/il-protocollo-ttsvgel/immagini-ttsv-gel.html https://www.ttsvgel.it/il-protocollo-ttsvgel/presentazione-ttsvgel.html La rete non dimentica anche perchè siete laureati analfabeti funzionali. Rosario Muto
Messaggio di un paziente di cui mi ha inviato una mail perché è preoccupato delle mille problematiche dei materiali protesici dentali ed in particolare del titanio, del cromo cobalto e della zirconia.
Il ven 7 lug 2023, 18:40 r......... p.......... <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.> ha scritto:
Sig. Muto buona sera.
Il mio premolare lato dx della mandibola è collassato per via di una carie. Ora ad inizio settimana ho fatto una visita di controllo in un centro facendo anche una lastra orto-panoramica. Non ho altre carie. La soluzione prospettata sarebbe quella di procedere secondo questo processo https://www.skydental3d.it/implantologia-computer-guidata-denti-singoli/
Una vite in titanio anche se viene trattata come amagnetica, sembra che fungi comunque da antenna , sopratutto in presenza di impulsi 4 e sopratutto 5 G. Inoltre la presenza della saliva, sembrerebbe causare elettrolisi ionizzante in bocca.
Quindi da una parte devo anche per ovvie ragioni estetiche risolvere velocemente e bene, ma anche trovare una soluzione per non incorrere nelle problematiche di salute importanti di coloro che sottoponendosi a protesi di questo tipo , incorrono.
Nello specifico mi può’ spiegare in che modo procede e che tipo di trattamento avviene nei metalli nobili da lei utilizzati?
Ha dei centri su Roma che eseguono il suo protocollo?
La matrix, la medicina allopatica, omeopatica, ambientale e gli analfabeti funzionali, in quali mani affidiamo la nostra salute, la nostra vita? Ho conosciuto e studiato medici e persone, da tutto ho fatto un resoconto, ho capito che la differenza tra le varie discipline non c'è poi tanta differenza alcuna, la medicina allopatica convenzionale, la naturopatica, quella ambientale etc. etc. la fonte di studio e le considerazioni non sono così diverse, soggettive integrali ma tutte sono legate ideologicamente a imposizioni mentali ma soprattutto a un potere economico massonico mondiale. Tutti, si, sono tutti degli analfabeti funzionali di cui automi imbambolati di cui il cervello è stato totalmente manipolato. E' da tempo ormai chesi parla di privacy in tutto e per tutto ma poi siamo gestiti come gregge di pecore per cui tutto il mondo della salute è considerato e gestito come un business, come percentuali e statistiche di cui i protocolli tutti legati a ideologie dettate da personaggi pazzi che fanno bibliografia. La scienza e la vita, quale sopravvivenza?
Metalli pesanti, ioni, ossidi di rame e alluminio usati in campo alimentare o anche altro? Parla parla ...... e solo chiacchiere. Gli ossidi ? Gli ossidi, biossidi, diossidi sono sempre e solo nanoparticelle di cui ionizzano, alcuni spontaneamente nell'aria, altri finiscono nei liquidi, altri finiscono negli alimenti, altri invece prodotti dalle aziende chimiche sotto forma di agenti chimici e utilizzati per scopi anti batterico anti bio. Comunque insidiosi, tossici e soprattutto preoccupanti per le mille patologie quando finiscono nel sistema biochimico biologico umano. Anche se la loro tossicità ormai è conosciuta da secoli, comunque l’ideologia degli scienziati analfabeti funzionali continuano imperterritamente a tutelare gli interessi di mercato ma niente a favore del benessere funzionale biologico umano. La stessa cosa vale per il rame, l’alluminio e tanti altri ossidi. A parte il fatto che per questioni tecniche del materiale stesso, lo ritroviamo anche in tanti altri materiali di cui la maggioranza delle persone ma soprattutto degli stessi operatori non ne sono a conoscenza, come le plastiche e le resine per protesi dentali. La fantastica ideologia del fatto che gli ossidi diano l’effetto antibatterico, la stessa scienza dimentica che l’uomo è costituito da miliardi di batteri di cui organizzati e funzionali. Ormai dopo le mie innumerevoli pubblicazioni e post in internet a tal proposito in relazione alla tossicità, alla definizione di bioinerte e biocompatibilità, oggi tutti parlano di metalli pesanti, di leggi e divieti ma nessuno, ma proprio nessuno ha capito un cazzo, ne è diventato esageratamente un business. Esistono tante soluzioni per ovviare a queste problematiche ma nessuno ci vede. A tal proposito vi mostro tutta una serie di immagini e commenti per fare capire l’uso di questi strumenti tanto utilizzati di cui spregiudicatamente pubblcizzati.
Ecco i vari commenti..... bla bla bla...........................
Provoca gravi irritazioni alla pelle e agli occhi, mentre è tossico se ingerito. Per l'Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa), può influire sulla fertilità, causare danni al feto o agli organi degli adulti dopo esposizione lunga o ripetuta.
L’Efsa: “Il verderame è tossico”. Ma nel bio italiano c’è chi non lo usa
Falso, .............non lo usa solo qualcuno che è attento e produce bio per se e la sua famiglia.
L’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare, in un recente report ha ribadito la tossicità dei pesticidi organici come il solfato di rame, ampiamente utilizzate anche nelle vigne biologiche. Come riporta il portale Euractive, l’Efsa ha considerato le informazioni disponibili nel quadro dei dati di conferma e ha concluso che “la valutazione del rischio rimane invariata e pertanto le nuove informazioni fornite non modificano la conclusione generale elaborata durante la valutazione di rinnovo dei composti di rame”.
Rinnovo sì, ma solo 5 anni
I composti del rame, compreso il solfato di rame, sono autorizzati in Europa come battericidi e fungicidi, anche in agricoltura biologica, per il trattamento delle produzione di patate, uva, pomodori e mele. Attualmente i composti di rame sono candidati alla sostituzione, il che significa che il rame è una sostanza “di particolare interesse per la salute pubblica o l’ambiente” e deve essere gradualmente eliminato e sostituito. A gennaio 2019 scade l’autorizzazione all’uso dei composti del rame e la Ue è intenzionata a concedere un rinnovo breve di 5 anni. In attesa che il mercato trovi delle soluzioni. E proprio su questo punto che invece alcuni eurodeputati hanno lanciato l’allarme, come il socialista Eric Andrieu presidente del Comitato per la valutazione dei pesticidi: “Le alternative al rame rimangono molto limitate e attualmente non soddisfano la domanda di 500 milioni di consumatori. A breve termine, è in gioco la sopravvivenza di gran parte delle aziende vinicole europee, in particolare la cantina biologica. La Commissione e gli stati membri devono tenerne conto nel processo decisionale”.
Pinton (Assobio): “Nel biodinamico è già vietato”
Nei mesi scorsi abbiamo registrato il parere di Roberto Pinton, esperto del settore e consigliere delegato di Assobio, che tende a ridimensionare l’allarme: “Il fatto che si possa usare non vuol dire che l’agricoltore biologico lo debba usare. Non solo. Pure chi sceglie di usare questo tipo di trattamenti deve rispettare i limiti d’impiego, i quantitativi per ettaro e via elencando. Non dimentichiamoci poi che nel biodinamico, un settore dell’agricoltura biologica, l’impiego di pesticidi naturali è vietato e quindi non viene usato nemmeno il solfato di rame”.
Verderame, l'Ue propone di limitarne l'uso: ecco perchè
Il 19 e 20 luglio la Commissione Ue proporrà agli stati membri un giro di vite sugli anticrittogamici a base di rame, utilizzati dal XIX secolo in agricoltura ed essenziali per quella bio, in particolare la viticoltura. Si tratta di sostanze che dal 2015 sono candidate alla sostituzione nel quadro delle regole Ue sui chimici, per il loro impatto sull'ambiente.
L'attuale licenza scade nel gennaio 2019 e, secondo fonti vicine al dossier, la settimana prossima Bruxelles proporrà un rinnovo dell'autorizzazione per 5 anni con riduzione dei limiti di utilizzo da 6 a 4 kg all'ettaro l'anno.
«I sali di rame sono l'unico prodotto efficace previsto dal metodo bio per il trattamento di alcune malattie», ricorda Bernard Farges di Efow, l'organizzazione dei produttori di vini Dop, Igp e biologici, che chiede di mantenere i limiti attuali. «Sono consapevole dell'importanza di queste sostanze per gli agricoltori, in particolare i produttori bio - ha commentato il commissario Ue competente Vytenis Andriukaitis - ma la mia priorità è proteggere la salute e l'ambiente».
Con il nome verderame vengono anche chiamati la poltiglia bordolese, gli ossicloruri di rame, il gluconato di rame, l'idrossido di rame. I prodotti a base di rame interferiscono con la respirazione delle cellule dei funghi (peronospera, ticchiolatura, mal bianco) ed è quindi un funghicida ad ampio spettro. Sono utili anche contro alcune batteriosi.
Il metallo però - per quersto l'Ue vuole limitarne l'uso - è tossico: si deposita nel terreno creando rischi per l'acqua, la terra e i microorganismi. In particolare aumenta il rischio di batteri resistenti agli antibiotici. L'obiettivo di Bruxelles quindi è limitarne l'uso trovando alternative.
Il rame in agricoltura, tossicità ambientale e preoccupazioni
Venerdì 22 novembre all’Accademia dei Georgofili una giornata di studio e riflessioni sull’uso del rame per la protezione delle piante.
FIRENZE – L’uso del rame in agricoltura è assai controverso e suscita interesse sia tra gli addetti ai lavori che nell’opinione pubblica. Per questo motivo l’Accademia dei Georgofili ha ritenuto opportuno organizzare una giornata di studio specifica che avrà luogo venerdì 22 novembre dalle ore 9,30. L’obiettivo è di trovare un compromesso tra l’uso di composti a base di rame, ancora molto richiesti da alcuni tipi di agricoltura per la protezione delle piante dai parassiti, e la tossicità ambientale del rame. L’Unione Europea ritiene infatti che l’accumulo di rame nei suoli, coltivati con specie vegetali trattate con composti a base di rame, sia tale da imporre soglie quantitative al suo uso; soglie che stanno destando preoccupazione.
La Giornata di studio vuole far conoscere le possibili strategie per un intervento sulle piante sempre più in linea con la salvaguardia della salute dei consumatori e la sostenibilità ambientale. La partecipazione è riservata a coloro che si saranno registrati entro mercoledì 20 novembre su: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il programma prevede gli interventi di Rita Perria,“Strategie proposte nel progetto Life GreenGrapes per la riduzione dell’uso del rame in viticoltura”; Luisa Manici sull’effetto a lungo termine del rame sulle comunità microbiche dei suoli; Stefano Cesco, “Il rame nei suoli agricoli: elemento nutritivo o tossico”; Ilaria Perto, “Tecniche e soluzioni alternative per la riduzione del rame in viticoltura”; Stefania Tegli, “La difesa innovativa ed ecocompatibile delle piante dalle malattie: la scienza al servizio di economia ed ecologia, senza ideologia”; Eugenio Sartori , “Varietà di vite resistenti alle malattie e rame: opportunità e limiti”.
Fonte: Accademia dei Georgofili
Ecco dove e quando si usano i metalli pesanti nel campo alimentare!
Contenitori in alluminio e rame per l'olio
Contenitori in alluminio e rame per alimenti
Strumenti in alluminio e rame per alimenti
Pentole in alluminio e rame per alimenti
Pentole in alluminio e rame da ristorante
Contenitore per la preparazione dei atticini
Contenitore per la preparazione del torrone e vari
Trabiccoli per la preparazione della cioccolata
Caarta di alluminio per alimenti
Trafilatore in bronzo e rame per la produzione della pasta
Macchinetta in alluminio per il caffè
Capsule in alluminio con caffè
Contenitori in rame per la produzione della birra
Gioielleria e bigiotteria costruita con rame, alluminio etc.
Un po di ossidi al giorno e tutti i medici intorno, con le varie patologie la vita ti si accorcia.
Il medico e collaboratore dell'European Academy for Environmental Medicine ci mette in guardia: in Italia c'è poca conoscenza sulle conseguenze delle sostanze tossiche e sulla possibilità di verificarle con strumenti diagnostici adeguati. Per questo occorre formare e informare la classe medica, ma anche la gente comune, a partire dai bambini
Antonio Pasciuto
Sui danni causati dalle sostanze inquinanti si sa ormai molto, ma è necessario fare un salto di qualità perché queste informazioni diventino patrimonio comune e uno stimolo per uno stile di vita più consapevole. Antonio Maria Pasciuto, medico che da trenta anni lavora a Roma, per trovare le risposte ai suoi interessi in materia di medicina ambientale è dovuto andare in Germania. Ma è convinto che anche da noi sia possibile un cambiamento, facendo leva prima di tutto sulla formazione dei medici per sensibilizzarli ai problemi delle malattie ambientali e poi ricorrere ad analisi cliniche che valutino la presenza di sostanze tossiche nell’organismo.
Ci dà una definizione di medicina ambientale?
Si tratta di quella branca della medicina che si occupa delle patologie che hanno come causa o concausa fattori di tipo ambientale. All’inizio, l’ambito era quello della medicina del lavoro, che si occupa soprattutto dell’impatto di sostanze nocive sulla salute del lavoratore nelle realtà urbane a maggiore tasso di concentrazione industriale. Oggi si può continuare a parlare di malattie di tipo professionale ma, rispetto a trenta o quaranta anni fa, il problema si è esteso anche al comune cittadino che quotidianamente ha a che fare con acqua, suolo, aria inquinati e che accumula nell’organismo sostanze nocive. Per nostra fortuna, l’essere umano ha dei meccanismi che gli consentono di smaltire una parte di questi elementi tossici.
foto di GS/flickr
Lei si occupa in particolare dell’applicazione di strumenti diagnostici per capire se un paziente presenta sintomi da contaminazione ambientale. Ci spiega che cosa vuol dire?
Se da un lato oramai esiste una serie numerosa di studi scientifici che evidenziano i carichi inquinanti relativi all’acqua, aria e altri fattori, dall’altro manca la possibilità di indagare su quanto di queste sostanze nocive arrivino all’uomo,aprendo la strada alla prevenzione e a terapie specifiche. In definitiva non è stato fatto il salto dalla medicina ambientale alla medicina ambientale “clinica”. Se il medico, dopo attenta analisi, volesse verificare le conseguenze all’esposizione di sostanze tossiche attraverso l’indagine clinica sui liquidi biologici (urine e sangue), di un paziente, avrebbe serie difficoltà a farlo, almeno nel nostro Paese, perché mancano i laboratori dove fare le analisi. Se si sospetta del diabete non si fa che misurare la glicemia e così dovrebbe essere fatto se il medico pensa che l’asma di un bambino dipenda da contatti con muffe o con la formaldeide dei mobili o da prodotti chimici usati nei detersivi.
Ci può fare alcuni esempi pratici sull’utilità di questo tipo di analisi e in quali settori potrebbe essere applicata?
Di esempi se ne possono citare molti. Il Parkinson, ad esempio, si è visto che non colpisce solo gli anziani ma più di recente anche fasce di giovani, e molti studi scientifici hanno dimostrato che le malattie neurologiche degenerative possono insorgere anche per l’esposizione a sostanze chimiche. Il titanio usato in odontoiatria va bene, ma in alcuni pazienti può creare fenomeni tossici con infiammazioni croniche che comportano un rigetto abatterico di impianti costosi. E questo vale anche in ortopedia. Per i casi di sterilità maschile è conclamato che essi possono dipendere dal contatto con elementi nocivi, i cosiddetti distruttori endocrini. Ci sono poi situazioni come quella recente dell’arsenico riscontrato nelle acque di taluni comuni del Lazio in quantità elevate, molte volte più del consentito. La soluzione poco etica è stata quella di chiedere all’Unione Europea di alzare i limiti di tolleranza, non pensando che poi le dosi di arsenico si accumulano nell’organismo. Si può citare anche il caso del poliformismo genetico cioè un corredo genetico alterato che può causare una minore capacità, da parte di un individuo rispetto ad un altro, di smaltire la contaminazione di sostanze tossiche con condizionamenti per la salute. In tutti questi casi, con semplici analisi, sarebbe possibile indagare a fondo su alcune patologie o prevenire conseguenze dannose per la salute.
Di fatto in Italia non esistono laboratori di analisi dove poter effettuare questo tipo di indagini. Qualcosa comincia a muoversi nel nord Italia per alcuni tipi di analisi, ma sono casi molto sporadici. A me è capitato più volte di mandare i prelievi in Germania, dove queste indagini si possono fare, nei casi in cui volevo approfondire la situazione di un paziente. La questione però va affrontata a monte: ossia non ci sono medici che chiedono queste analisi perché semplicemente non ne sono a conoscenza. Di conseguenza, per i laboratori non esiste domanda e quindi non si attrezzano per effettuarle.
Cosa si può fare per invertire la tendenza e per accrescere il livello di sensibilizzazione tra i medici?
Ci sono scambi di informazioni scientifiche su questi argomenti a livello internazionale, su internet e riviste di settore, ma la svolta dovrebbe riguardare la formazione dei medici. Un medico che si laurea oggi non è quasi a conoscenza di patologie di natura ambientale perché il piano di studi della laurea in medicina di fatto prevede pochissimi esami che affrontano queste tematiche. Lo sforzo dovrebbe essere nella formazione scientifica da parte delle università perché il medico possa avere gli strumenti per verificare a fondo certe sue ipotesi e dare una risposta scientifica ai dubbi del cittadino.
Foto di eutrophication&hypoxia/flickr
Ci sarebbero vantaggi sociali ed economici anche per il sistema paese con una prevenzione sanitaria sulle malattie ambientali?
Solo la riduzione all’esposizione a sostanze tossici potrebbe far diminuire talune malattie e di conseguenza anche l’uso di alcuni farmaci con una convenienza per il sistema sanitario nel suo complesso. Non dimentichiamo però che esiste un conflitto d’interessi nel mondo commerciale e spesso le multinazionali che vendono pesticidi per l’agricoltura, producono anche le medicine.
Ci sono Paesi all’avanguardia su queste tematiche e quali strumenti di prevenzione hanno adottato?
Posso citare il caso della Germania perché lo conosco bene. In quel Paese esiste un’associazione che si chiama Bund dove lavorano biologi, medici, chimici, sociologi, fisici, e che viene sempre consultato dal Parlamento prima che siano promulgate certe leggi per evitarne l’eventuale boicottaggio. Perché il Bund è così autorevole che l’opinione pubblica e i consumatori seguono attentamente i dossier e i pareri scientifici che emette di volta in volta. Di fatto è una questione di cultura e di consapevolezza del cittadino perché in Germania, di fronte ad un’ipotesi di sostanza inquinante con cui il consumatore potrebbe venire a contatto, si vuole capire e approfondire. Ma penso che anche qui da noiil livello di sensibilità e di conoscenza sia accresciuto e gli italiani non vedano l’ora di trovare una struttura che dia una risposta scientifica e indipendente su una serie di domande così importanti.Personalmente, avendo la fortuna di conoscere il tedesco e non avendo trovato nulla in Italia su questi temi, lavoro con un’associazione tedesca, l’European Academy for Environmental Medicine che si occupa di medicina ambientale.
L’organismo europeo di cui lei fa parte che cosa si propone di fare?
Prevalentemente si occupa di formare e di aggiornare medici attraverso corsi tenuti da docenti qualificati che arrivano da tutta la Germania e non solo. L’obiettivo è che questa attività di formazione si possa diffondere in tutti i Paesi europei. Per quel che mi riguarda, sto cercando, con molte difficoltà, di organizzare corsi anche in Italia e in Spagna, nazione dove il livello di attenzione è un po’ più alto rispetto a noi. L’associazione tiene inoltre congressi annuali e internazionali: per esempio l’ultimo ha riguardato le nanoparticelle ovvero componenti creati dalla tecnologia al di sotto del micron che si possono trovare nel dentifricio, nelle creme solari o nelle pareti della bottiglia del ketchup perché consentono un miglior scivolamento del prodotto. Senza informare che queste nanoparticelle possono finire in organi come i polmoni o il cervello con tutte le conseguenze del caso. Insomma vanno bene la tecnologia e i benefici del progresso, ma che questo non comporti un’accettazione passiva di elementi nocivi che possono creare danni per la salute.
foto di Argonne National Laboratory/flickr
Ma non ci sono leggi a riguardo?
Il legislatore ha sicuramente un compito difficile, ma i limiti posti dalla legge sono generici e non possono tener conto se l’elemento tossico è assunto da un anziano o da un bambino o da una persona che ha già altre patologie. E poi la normativa fa riferimento ai limiti per una singola sostanza tossica, ma noi la mattina quando usciamo di casa non ci mettiamo in contatto mica solo con il benzolo…insomma c’è anche il problema dell’ accumulo di diversi elementi tossici. Inoltre, spesso, la legislazione si basa su studi di settore condotti da istituti non indipendenti: cito il caso dell’elettrosmog, dove le indagini sono fatte per l’80/90 percento dalle aziende che vendono energia. In conclusionegli studi dovrebbero essere svolti da enti autonomi, l’informazione dovrebbe essere scientificamente corretta e l’opinione pubblica avere una maggiore consapevolezza. Tutto questo per sollecitare le istituzioni e le parti politiche ad assumere decisioni in difesa della salute.
C’è qualcosa che possiamo fare da subito, nel nostro quotidiano, per migliorare questo stato di cose?
Sì, in due direzioni: la formazione ai medici e l’informazione ai cittadini. I medici informati sarebbero così in grado di prescrivere anche quelle analisi che da noi oggi non è possibile fare. Sul secondo fattore si dovrebbe ripartire dai bambini di una certa fascia di età: penso a quelli delle scuole elementari perché sono i più ricettivi e spesso trasmettono a casa e in famiglia i nuovi concetti del vivere, dall’alimentazione corretta alla raccolta differenziata. Sono convinto che un cambiamento nella sensibilità al problema ambientale possa partire solo dalla base, da cittadini e medici, insomma, che chiedono di saperne di più.
“Medicina Ambientale Clinica: disciplina moderna e trasversale al servizio di una diagnosi eziologica. Impatto sulla salute sociale dalla Sensibilità Chimica Multipla alle patologie degenerative” Con il termine di Medicina Ambientale si intende quella branca della medicina che si occupa di prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie che possono essere messe in correlazione con “fattori ambientali”. Gli organismi viventi sono dei sistemi aperti, in continuo contatto cioè con l’ambiente in cui vivono, ed esposti quindi ad innumerevoli influenze di ordine fisico, chimico e biologico. Tale contatto va inteso come un interscambio che l’organismo vivente cerca di regolare ai fini del mantenimento del proprio stato di salute, di una situazione cioè che gli consenta di compiere in maniera corretta tutte le proprie funzioni. Soprattutto nelle civiltà cosiddette industrializzate le ragioni per cui un organismo vivente si ammala vanno ricercate a mio avviso per la maggior parte in cause di tipo ambientale. L’enorme aumento delle patologie croniche registrato negli ultimi anni lo si può sicuramente attribuire agli effetti del carico tossico ambientale cui ognuno di noi è quotidianamente sottoposto. Pochi si rendono conto che negli ultimi cento anni l’uomo ha modificato completamente l’ambiente contaminando l’aria, il suolo e l’acqua con sostanze chimiche di sintesi, prodotte cioè in laboratorio, e fonti elettromagnetiche. Il sistema Terra non riesce più a smaltire queste sostanze e gli esseri viventi, tra cui l’uomo, vengono continuamente a contatto con esse, assimilandole. Si calcola che ognuno di noi si imbatta in almeno 500 sostanze sintetiche ogni giorno! Il corpo umano non ha fatto in tempo, in soli 100 anni, ad evolversi per vivere bene in questo nuovo ambiente e sono in grande aumento malattie quali la Sensibilità Chimica Multipla, il cancro, le allergie, e anche patologie neurodegenerative come il Parkinson, l’Alzheimer. Tutte le patologie croniche e gran parte dei disturbi funzionali sono dovuti ad un insieme di cause (si parla di patologie multifattoriali), e la gran parte di queste cause sono di origine “ambientale”. Compito del medico è principalmente quello di arrivare a formulare una diagnosi, che non sia una diagnosi semplicemente descrittiva di sintomi o di eventi morbosi, ma che sia una diagnosi eziologica. Solo così il medico potrà prescrivere una terapia specifica, indirizzata a rimuovere le cause che hanno determinato la patologia. La Medicina Ambientale ci dà modo di intraprendere questo cammino, ipotizzando prima, e dimostrando successivamente (grazie a nuove e moderne indagini di laboratorio e rilevazioni ambientali) il ruolo che i cosiddetti fattori ambientali esercitano nel determinare le varie patologie. Rosario Muto
IO SONO NEL FUTURO......, I BASTARDI MERCENERI DEL FUTURO, se ci vai ti ammazzano senza indugio Personaggi putridi, imbecilli, ignoranti, mercenari................................ Pur sapendo che la zirconia è tossica e radioattiva, loro devono illudere per fare il loro business
METALLI PESANTI: ELENCO, INTOSSICAZIONE E CHELAZIONE Attenzione ai miei commeneti sono evidenziato in rosso. Quando parlano gli indottrinati dott. sembra che la chimica è una opinione di cui solo loro ne possono parlare facendo poi sempre riferimenti a bibliografia discutibile e antica di cui non c'è ne uno che è daccordo con quello che dice l'altro.
Benché non esista una definizione universalmente accettata, parlando di metalli pesanti si fa in genere riferimento a sostanze appartenenti alla categoria chimica dei metalli con densità, pesi atomici o numeri atomici relativamente elevati; ( no, è falsa informazione, ogni materia si scompone a secondo delle sue condizioni e lo fa sotto forma ionica, quindi ogni ione si lega all’ossigeno divenendo ossido, metallo pesante), i criteri utilizzati possono tuttavia variare a seconda dell’autore e del contesto.
In medicina, ad esempio, è stato proposto di includere elementi chimici con la spiccata attitudine a formare complessi molecolari all’interno delle cellule, condizione che comprende sostanze come selenio e arsenico e non solo, che non sono metalli (falso, sono metalli pesanti), sebbene ne condividano alcune proprietà fisiche e chimiche.
Molti dei metalli pesanti, come zinco, rame, cromo, ferro e manganese tutta la materia, qualsiasi materiale, sono essenziali per il corretto funzionamento del corpo, che tuttavia ne necessita solo quantità estremamente piccole (la distanza tra dose necessaria è tossica può essere sorprendentemente piccola).
I metalli pesanti più comunemente associati all’avvelenamento degli esseri umani sono (solo disinformazione, i metalli pesanti sono tutte quelle nanoparticelle di cui si legano all'ossigeno formando ossidi metallici)
arsenico
cadmio
mercurio
COS’È L’INTOSSICAZIONE DA METALLI PESANTI?
L’intossicazione (o avvelenamento) da metalli pesanti è una condizione caratterizzata da un’eccessiva ( falso, anche in minima parte) esposizione a un metallo pesante, tanto da influire sulla normale funzione dell’organismo.
Esempi di metalli pesanti che possono causare tossicità includono piombo, mercurio, arsenico, cadmio e cromo e l’esposizione può avvenire attraverso
dieta (cibo e liquidi),
farmaci,
ambiente (ad esempio durante il lavoro o il gioco).
I metalli pesanti possono entrare nel corpo
attraverso la pelle (per contatto),
attraverso i polmoni e le vie respiratorie in genere (per inalazione),
per assorbimento tramite stomaco/intestino (per ingestione).
La tossicità può derivare da un’esposizione
improvvisa e grave (acuta),
o diluita, ma costante nel tempo (cronica).
Ad esempio i bambini piccoli sono più suscettibili agli effetti dell’esposizione al piombo perché soggetti ad un assorbimento aumentato, peraltro con un cervello ancora in via di sviluppo e quindi più sensibile agli effetti della sostanza.
Se piccole tracce sono innocue, ( non è vero, falso, anche una minima parte può essere letale, non dimentichiamo che il corpo umano è un enorme e complicatissimo laboratorio di chimica) dosi più elevate possono causare disturbi di gravità variabile: nausea, vomito, diarrea e dolore addominale sono sintomi comuni in caso di ingestione acuta di metalli, mentre l’esposizione cronica mostra sintomi diversi a seconda degli organi dove si verifica l’accumulo, oltre ad aumentare tipicamente il rischio di sviluppo di tumori. Sono possibili anche cambiamenti comportamentali e disturbi cognitivi quando ad essere interessato è il cervello.
I fattori principali che influenzano il rischio di tossicità annoverano
età,
peso corporeo,
genetica,
forma di esposizione,
durata dell’esposizione,
quantità di metallo,
stato di salute generale.
DOVE SI TROVANO?
I metalli pesanti si trovano naturalmente nell’ambiente, talvolta anche in alcuni medicinali (falso, i medicinali sono metalli pesanti, sono idrocarburi) , integratori e alimenti e le stesse sostanze chimiche utilizzate nell’industria e nell’agricoltura possono contenere metalli pesanti, che possono poi finire nell’aria, nel suolo e nell’acqua.
Alla luce dell’ubiquità di queste sostanze è del tutto normale averne piccole tracce nell’organismo (ad esempio il riso è noto per accumulare l’arsenico), (falso, è il tipo di produttività che lo inquina)
I metalli pesanti entrano nel tuo corpo in modi diversi. Potresti respirarli, mangiarli o assorbirli attraverso la pelle. Poiché i metalli pesanti sono praticamente ovunque, è normale averne alcuni nel tuo corpo. Ma se troppo metallo pesante entra nel tuo corpo, può causare avvelenamento da metalli pesanti.
L’avvelenamento da metalli pesanti può portare a danni agli organi, cambiamenti comportamentali o difficoltà di pensiero e memoria. I sintomi dell’avvelenamento da metalli pesanti dipendono dal tipo di metallo, dalla quantità presente nel tuo corpo e dalla tua età. I bambini e i bambini non ancora nati hanno il rischio più elevato di gravi problemi di salute a lungo termine dovuti ai metalli pesanti.
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Metalli pesanti e alimenti
Si noti che acquistando prodotti di provenienza sicura e controllata, e adottando una dieta varia e bilanciata, il rischio di intossicazione è sostanzialmente nullo.
L’arsenico può essere introdotto mediante:
acqua contaminata,
riso e prodotti da esso derivati (la fonte principale), per le spiccate capacità di accumulare il metallo a causa della crescita in acqua,
cereali ed in particolare il frumento,
in minor misura verdura e ortaggi.
Per la popolazione generale, con l’eccezione dei fumatori, la fonte principale di esposizione al cadmio è l’alimentazione, ad esempio:
cereali e prodotti derivati
verdura e ortaggi
patate
crostacei e molluschi.
Il mercurio è purtroppo un noto inquinante delle acque marine, dove si accumula progressivamente lungo la catena alimentare; ne sono quindi fonti particolarmente rilevanti tutti i frutti di mare e pesci e, in particolare, quelli di taglia grande (spada, tonno, luccio, …), senza dimenticare che il mercurio è anche nel cemento armato.
Il piombo è purtroppo un contaminante presente quasi ovunque nell’ambiente, soprattutto in tutti gli oggetti in vetro e ceramica e, dal punto di vista dietetico, può essere introdotto con:
L’avvelenamento acuto può indurre anche sintomi comportamentali e neurologici (eccessiva eccitabilità, irascibilità, mancanza di concentrazione e perdita di memoria) e a dosi elevate anche shock e danni cerebrali permanenti.
È comune lo sviluppo di movimenti involontari come movimenti a scatti, incontrollati, in associazione a movimenti più lenti e contorti (coreoatetosi).
Ulteriori sintomi possono comprendere
polineuropatia (degenerazione dei nervi periferici),
ridotta capacità di coordinare i movimenti volontari (atassiacerebellare)
tremoridelle gambe e delle braccia e, in alcuni casi, della lingua e delle labbra
convulsioni
linguaggio confuso per cause neurologiche-motorie (disartria).
Sono noti alterazioni del comportamento tra cui la cosiddetta sindrome del cappellaio matto (eretismo) che si manifesta con:
Alcuni bambini affetti sviluppano problemi di apprendimento o comportamentali, come ritardo mentale e deficit selettivi nel linguaggio, nella funzione cognitiva, nell’equilibrio, nel comportamento e nel rendimento scolastico.
Il piombo può diventare fatale a dosi elevate; viene escreto nelle urine e nelle feci, tuttavia è possibile isolarlo anche in capelli, unghie e in diversi fluidi corporei come sudore, saliva e anche nel latte materno.
DIAGNOSI
Per la diagnosi di intossicazione da metalli pesanti è possibile ricorrere a esami di:
sangue,
urine,
capelli,
unghie,
Sangue e urine possono essere utili a valutare esposizioni acute, mentre gli altri tessuti sono in grado di testimoniare un’esposizione prolungata nel tempo; vale la pena notare che i sintomi potrebbero non essere necessariamente correlati ai livelli ematici, ad esempio il paziente potrebbe risultare gravemente provato eppure mostrare solo piccole tracce di metallo nel sangue.
A seconda delle manifestazioni possono risultare utili test ausiliari come ad esempio:
Radiografie e TC possono essere utili per la conferma diagnostica e/o per l’esclusione di altre patologie.
CHELAZIONE
Oltre alla necessaria interruzione dell’esposizione al metallo si può tentare di somministrare agenti chelanti, sostanze in grado di legare il metallo e consentirne l’eliminazione con l’urina. (Falso, attenzione che la chimica chelante lei stessa può essere oggetto tossico e difficile da rimuovere).
I principi attivi più usati a questo scopo sono
Dimercaprolo
EDTA
Gli agenti chelanti non sono purtroppo privi di effetti collaterali, ad esempio alcuni ioni metallici vengono ridistribuiti ad altri tessuti come il cervello, dove ne aumentano la neurotossicità; altri chelano oligoelementi essenziali (catturano cioè elementi utili e non solo quelli dannosi) producendo uno stato di carenza, mentre altri ancora possono indurre epatotossicità.
In alcuni casi potrebbe essere di beneficio anche la lavanda gastrica.
Parallelamente si porta in genere avanti anche un trattamento sintomatico e di supporto, ad esempio in caso di edema cerebrale (gonfiore del cervello) è necessario il trattamento con mannitolo (un agente diuretico) e farmaci corticosteroidi ( farmaci molto tossici letali), oltre ad un costante monitoraggio della pressione intracranica.
L’insufficienza renale può richiedere l’emodialisi.